Da Lecce a Brescia, da Roma a Portoferraio, il Paese ostaggio della lobby venatoria. La protesta di Enpa corre sui social: domani mobilitazione straordinaria

L’Ente Nazionale Protezione Animali ha promosso per domani, giovedì 1° giugno, una giornata di mobilitazione straordinaria suFacebook chiedendo ai propri sostenitori di protestare sulle bacheche degli enti locali filovenatori per ottenere il rispetto della normativa italiana. Normativa che prevede non l’uccisione in massa degli animali ma il ricorso obbligatorio e in via prioritaria ai metodi incruenti.
 
E invece la Puglia vorrebbe aprire la caccia ai cani, ai gattiIl Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha regalato alle doppiette la possibilità di uccidere tutti i mufloni (grandi, piccoli, femmine, maschi). A Brescia si apre la caccia alla volpe in tana, dove i cacciatori si divertiranno a sterminare mamme e piccoli. In Veneto ci sarà, dopo gli spari selvaggi alla nutria, il tiro con l’arco al cinghialeAnche il Lazio, con Zingaretti, vuole lo sterminio totale dei cinghiali e la mercificazione della fauna. Un quadro assolutamente preoccupante, se aggiungiamo la modifica alla legge sui Parchi che consentirebbe spari anche all’interno di aree protette o l’ultima iniziativa la senatrice PD Fasiolo che vuole aprire anche la caccia notturna al cinghiale. Eppure la legge 157/92 è molto chiara: i metodi ecologici obbligatori per il controllo delle specie e per la prevenzione di presunti danni, devono avere la priorità su abbattimenti i quali comunque escludono il mondo della caccia. La verità è che la legge è ignorata per compiacere la lobby venatoria.
 
In questo Paese, funzionari e amministratori locali continuano ad emanare norme e delibere palesemente contrarie alle sentenze di TAR e di Consiglio di Stato. Vorremmo sapere chi è tra gli amministratori pugliesi che ancora propone di ammazzare i cani e i gatti, in palese, basilare e ormai riconosciuta violazione della legge? E chi è che, a Brescia, ha deliberato la caccia alla volpe, palesemente illegittima nelle motivazioni – ovvero perché si nutre della fauna pronto caccia reimmessa dai cacciatori stessi per poterla poi uccidere a settembre – , contro ormai sentenze di TAR e anche del Consiglio di Stato?  Non si comprende perché queste figure istituzionali, pagate con le nostre tasse, continuino a farsi beffa delle leggi, delle sentenze trovando ogni pretesto per accontentare la lobby di turno: nomi che vogliamo rendere noti e che segnaleremo alla Corte dei Conti.
 
Nel mirino anche il Parco dell’Arcipelago Toscano, che regala ai cacciatori elbani la possibilità di ammazzare i – pochi – mufloni rimasti. Senza vagliare alcuna alternativa più rispettosa e con un approccio scientificamente moderno, escludendo la fallimentare e ultraventennale gestione venatoria in temi faunistici. I cacciatori, infatti, hanno tutto l’interesse a non risolvere situazioni legate a un squilibri nelle popolazioni animali, perpetuando una situazione di allarme e, con essa, la possibilità di avere maggiori occasioni di sparo.

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