Corse storico/folkloristiche: passo indietro del Ministero della Salute

L’acceso dibattito dei mesi scorsi sulla possibile reintroduzione dei cavalli di razza PSI (purosangue inglese) nelle giostre e nelle quintane, ha avuto un epilogo negativo, che conferma la recente piega presa dalla Direzione Generale Sanità Animale del Ministero della Salute in tema di palii e manifestazioni con equidi.

Ricostruiamo la vicenda: in occasione dell’ultimo (ennesimo) rinnovo dell’Ordinanza urgente che disciplina palli, giostre, quintane e simili, il Ministero della Salute aveva disposto il divieto di utilizzo di cavalli PSI nelle manifestazioni che prevedono corse di velocità. Il divieto veniva a seguito di un incremento di incidenti gravi occorsi quasi sempre a cavalli di questa razza: è risaputo che i PSI, selezionati per le corse di galoppo in ippodromo, sono cavalli estremamente più veloci ma anche più fragili. Messi a correre in un circuito con curve strette e barriere pericolose, sono esposti ad altissimo rischio di lesioni agli arti, spesso incurabili.

Per tale motivo le associazioni si erano mosse subito, cercando un dialogo con il Dott. Silvio Borrello, Direttore Generale della Sanità Animale, teso a scongiurare questa evenienza. Dopo una prima lettera inviata il 24/01/2017, i presidenti di ENPA e IHP avevano ottenuto un incontro il 9 marzo, alla presenza anche di altri funzionari del Ministero. Il confronto terminò con l’impegno del Dott. Borrello a convocare un nuovo incontro con tutte le parti interessate, al fine di trovare una soluzione “nel primario interesse alla tutela del cavallo”.

Purtroppo però questo incontro non si è mai tenuto, nonostante un’altra lettera inviata dalle due associazioni il 20 marzo. Merita sottolineare che ENPA e IHP avevano cercato di porsi in maniera collaborativa: pur mantenendo la nostra contrarietà di fondo all’impiego di equidi nelle manifestazioni storico/folkloristiche, nel caso specifico dei PSI chiedevamo semplicemente al Ministero di valutare la questione sicurezza nella sua globalità. In altre parole, decidere se reintrodurre i PSI senza prima aver messo mano pesantemente a un settore che presenta numerose falle, è come fare un giro di testa o croce sulla pelle dei cavalli.

Infatti, da anni le associazioni chiedono al Ministero di adottare uno studio sulla morfologia dei cavalli, di creare un database delle corse, dei cavalli e dei fantini, di tracciare i cavalli, di dotarsi di un elenco ufficiale degli impianti con le relative caratteristiche tecniche, di uniformare e esternalizzare i controlli relativi al doping. Nulla di tutto questo ad oggi è stato ancora fatto. Dunque, che senso ha reintrodurre i PSI, e quindi consapevolmente aumentare il rischio di incidenti, in assenza di misure concrete di tutela degli animali? Certamente quello di fare un regalo agli Enti e agli organizzatori, che infatti subito si sono affrettati a cantare vittoria e a scrivere che da oggi “aumenta la spettacolarità delle corse”.

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