I soggetti del no profit che si occupano abitualmente di tutela degli animali e di prevenzione del randagismo equiparate a chi raccoglie e tratta rifiuti e escluse dalla cornice degli enti del Terzo Settore.
Secondo indiscrezioni raccolte dall’Enpa grazie all’agenzia di stampa Public Policy, tra i decreti correttivi per i quali il Consiglio dei Ministri ha fatto il 21 marzo scorso a Palazzo Chigi un esame preliminare, ci sarebbe anche l’esclusione dalla cornice degli enti del Terzo Settore di tutti quei soggetti che si occupano abitualmente di tutela degli animali e di prevenzione del randagismo. La modifica sarebbe contenuta in un emendamento all’articolo 5 del D.Lgs 117/17 (“Codice del Terzo Settore”). In particolare, alla lettera e del comma 1 dell’articolo 5, i soggetti che si occupano di tutela degli animali e di randagismo sarebbero equiparati ai soggetti che esercitano l’attività di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi.
“Voglio credere che sia un abbaglio del Governo, voglio sperare che i rumor siano immediatamente smentiti dal Ministero del Lavoro”, dichiara Carla Rocchi, Presidente Nazionale dell’Enpa, che questa mattina ha chiesto un incontro urgente al sottosegretario Luigi Bobba. “Gli effetti di questa decisione – aggiunge – sarebbero infatti catastrofici per il Paese, per gli animali e per l’ambiente e andrebbero a deprimere una delle più importanti espressioni del volontariato in Italia, quello animalista. Di più: gli enti locali verrebbero privati di quel fondamentale sostegno volontario nella gestione dei problemi connessi alla fauna e agli animali da affezione”.
Ricordiamo a questo Governo che in Italia, dove gli animali d’affezione sono più di 60 milioni, la popolazione di randagi è stimata tra i 500mila e i 700mila esemplari e che nel 2016 ben 88mila cani senza famiglia sono stati accolti dai canili sanitari. Ricordiamo altresì che decine di migliaia di volontari si occupano abitualmente e quotidianamente di tutela degli animali. Non sono volontari di serie B; con la modifica diventerebbero “non volontari”. Con la cancellazione di una storia gloriosa e importante per tutti (non solo per gli animali) che in Italia è cominciata con Giuseppe Garibaldi, il “Codice del Terzo Settore” passerebbe alla storia non per l’attesa e necessaria modernizzazione del no profit in Italia, ma per aver equiparato gli animali alla monnezza.