Circo. Enpa: quello tradizionale ha i giorni contati. Quello cruelty free una straordinaria opportunità di crescita, anche occupazionale

«Giovanardi, i “circensi 1.0” e tutti i sostenitori degli spettacoli con animali non hanno ancora compreso che, se il circo non è in grado di reinventarsi, ponendo fine a ogni forma di sfruttamento animale, appare inevitabilmente destinato a scomparire. Del resto, i dati sono chiari e ci parlano di un modo di fare “spettacolo” ormai in crisi irreversibile». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi. «D’altro canto in una società caratterizzata da tempi di riposta al cambiamento pressoché immediati, si  afferma solo chi è in grado capire, di intercettare e di sfruttare a proprio vantaggio le nuove tendenze. Per questo – prosegue Rocchi – inseguire pratiche tardo ottocentesche, ormai superate e senza più riscontro di pubblico, rappresenta una risposta autolesionista al mutato contesto socio-culturale. Invece di rimpiangere per il “bel tempo che fu”, di arroccarsi in una ostinata e illogica difesa di presunte tradizioni, si dovrebbe avere la lungimiranza di assecondare la nuova sensibilità collettività, sempre più “animal friendly”. Lo stop all’uso di animali non è una minaccia, è una straordinaria opportunità di crescita, al contempo occupazionale e culturale, bisogno soltanto impararle a coglierla. Chi non fosse convinto può sempre chiedere conferma al circo Barnum, su cui il sipario è calato una volta per tutte dopo 140 anni di attività».
 

 
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