Cinghiali. No alla militarizzazione del territorio! Applicare metodi ecologici

Alla vigilia della mobilitazione indetta dalle associazioni di categoria del mondo agricolo, che vorrebbero armare gli agricoltori per sterminare i cinghiali, e costituire addirittura corpi di guardie volontarie, Enpa ribadisce l’assoluta contrarietà ad ogni ipotesi di militarizzazione del territorio. Siamo invece da sempre favorevoli ad ogni metodo di prevenzione e al pieno risarcimento dei danni, verificati, riportati dagli agricoltori. Il vero obiettivo che sembra nascondersi dietro i reiterati allarmi sulla presenza degli ungulati, lanciati dai rappresentanti di una parte del mondo agricolo, dal mondo venatorio e da alcuni esponenti politico-istituzionali, non è quello di promuovere una gestione corretta delle popolazioni di cinghiali, ma di creare un lucroso business della carne degli animali selvatici. Il progetto è già in fase avanzata. A livello normativo, sono state poste le basi per le filiere della carne degli animali uccisi manca solo il via libera alle fucilate, rispetto al quale esistono tuttora precisi vincoli.

Gli appelli, le campagne mediatiche, gli eventi a tema, le iniziative di “mobilitazione” sono finalizzate proprio a questo: a erodere gli ultimi ostacoli che ancora si frappongono a caccia selvaggia. «Se ciò dovesse accadere – commenta l’associazione animalista – assisteremmo ad una vera militarizzazione del territorio, che metterebbe a serio rischio la pubblica incolumità». Se nei soli cinque mesi della stagione venatoria 2023-2024, stando ai dati dell’associazione Vittime della Caccia, ben 68 persone sono rimaste coinvolte in “incidenti venatori”, non è difficile immaginare cosa potrebbe accadere se il progetto di commercializzazione della cosiddetta selvaggina dovesse andare in porto. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, che impatta direttamente sulla numerosità delle popolazioni di cinghiali. «E’ da molto tempo scientificamente provato che le fucilate aumentano esponenzialmente il potenziale riproduttivo degli ungulati che, come noto, hanno struttura matriarcale. Con la dispersione dei branchi causata dall’attività venatoria, e con l’uccisione della matriarca, le giovani femmine raggiungono precocemente la maturità sessuale ed hanno più frequenti maternità – prosegue la Protezione Animali – contribuendo così all’incremento della popolazione». E’ proprio questo il motivo per il quale negli ultimi 40 anni, nonostante la caccia “ordinaria” e quella di “selezione”, il numero di cinghiali non solo non è diminuito, ma è addirittura aumentato.

Insomma, gli spari chiesti dal mondo venatorio invece di ridurre le popolazioni le farebbero lievitare, chiamando altre fucilate che causerebbero un ulteriore incremento. E così via. Spezzare questo circolo vizioso è possibile, ma è necessario puntare sulle soluzioni indicate dal mondo scientifico – come l’uso dei sistemi di dissuasione o l’eliminazione delle fonti di cibo facilmente accessibili (specie nelle aree urbane) e sulle iniziative sperimentali, come quella dei metodi immuno-contraccettivi come il vaccino orale Gonacon -ora in sperimentazione – già usato con successo negli Stati Uniti. «Il punto – conclude Enpa – è stabilire se esista una reale volontà politica in tal senso o non si vogliano deliberatamente mantenere le condizioni per un aumento del numero degli ungulati, arricchendo chi aspira a commerciare la carne della fauna”.

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