Cinghiali, Enpa al ministro Centinaio: aumentare le possibilità di sparo significa aumentare le vittime, anche umane. Politiche venatorie fallimentari, si faccia prevenzione

«Aumentare di un mese la finestra per la caccia così come aumentare il numero delle squadre che vanno a fare selezione, significa anzitutto aumentare il numero delle vittime, non solo animali ma umane. Il bilancio di queste terribili ultime settimane, che hanno visto morire due ragazzi poco più che adolescenti, dovrebbe essere un chiaro monito per il ministro Centinaio, per il governo tutto, per le Regioni e per gli stessi cacciatori: le occasioni di sparo vanno abolite del tutto, non incrementate». Lo dichiara Annamaria Procacci, consigliera nazionale e responsabile dell’ufficio fauna selvatica di Enpa, commentando le parole pronunciate oggi dal ministro delle Politiche Agricole all’inaugurazione di Fiera Cavalli, manifestazione in svolgimento a Verona.
D’altro canto, sottolinea Enpa, le leggi regionali – spesso incostituzionali – e tutti gli altri provvedimenti cui le Regioni hanno fatto ricorso per uccidere i cinghiali (quasi tutto l’anno) non hanno mai prodotto alcun risultato: sono 25 anni che nel nostro Paese gli ungulati vengono sterminati, eppure stando ad alcuni ci troveremmo sempre in una situazione emergenziale.

«E tra le misure finite nel mirino della Corte Costituzionale – prosegue Procacci – ci sono proprio quelle squadre di selecontrollori alle quali fa riferimento il ministroSquadre cioè di cacciatori, alle quali viene assegnato il compito di partecipare agli interventi di selezione sugli ungulati. La normativa italiana, la legge nazionale 157/92, non contempla in alcun modo tali figure. Pertanto, il mondo venatorio non può essere coinvolto nella gestione faunistica.

Insomma, 25 anni di uccisioni di animali dimostrano l’evidente fallimento delle politiche filovenatorie. Del resto, le “doppiette” non hanno alcun interesse a tenere sotto controllo la popolazione di una specie, altrimenti non avrebbero più a chi sparare. 

«La strada da seguire è quella della prevenzione, dei censimenti e dello studio del fenomeno anche con nuove metodologie. Poi – conclude Procacci – si punti sui censimenti degli allevamenti, sul controllo delle reintroduzioni e dei foraggiamenti abusivi ed illegittimi, sul commercio degli animali via web».

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