L’Ente Nazionale Protezione Animali interviene anche attraverso la sua Sezione di Firenze in merito alla condanna a morte dei cinghiali che frequentano i giardini della Sacra Famiglia a Prato – una vastissima area verde priva di qualsiasi recinzione e praticamente in campagna– chiedendo l’allontanamento degli animali attraverso le metodologie più congrue, come ad esempio dissuasori olfattivi e sonori.
“Anzitutto, occorre sottolineare – afferma la Protezione Animali – che i pochissimi incidenti causati da presunti attacchi da parte di cinghiali sono avvenuti solo in ambito venatorio, poiché gli esemplari feriti e lasciati senza via di fuga reagiscono per sopravvivere. Al contrario, gli animali selvatici considerano l’uomo un predatore e non si avvicinano se non sono indotti a farlo, attraverso pratiche che da sempre condanniamo – e che sono vietate – come lasciar loro del cibo. Ma la cosa più grave è che si continua ad illudere il cittadino con la politica degli spari che non risolve nulla: una volta uccisi questi esemplari, altri cinghiali occuperanno il territorio lasciato libero”.
I Cinghiali sono oggetto di controllo faunistico e caccia 365 giorni l’anno, ovunque, anche nei parchi, ed è anche per questo che cercano posti dove poter vivere, che offrono risorse come sporcizia e scarti di cibo lasciati da cittadini ben poco virtuosi. Inoltre, gli stermini non sono mai serviti a nulla in oltre 25 anni di abbattimenti continui.
“Si tira in ballo la Peste Suina Africana – che non è un pericolo per le persone ma solo per gli allevamenti di suidi – quando proprio ISPRA nelle sue FAQ sconsiglia il ricorso ad abbattimenti, per i rischi di contaminazione del suolo. Quindi l’allontanamento, considerando che il luogo è adiacente alla piena campagna, è possibile e realizzabile. E poi, ci si domanda quali strumenti di prevenzione il comune abbia utilizzato prima di procedere all’uccisione, ad esempio se sono previste in alcune aree del parco delle recinzioni, o comunque dei dissuasori. La sensazione è che si ricorra sempre alle facili uccisioni per dare l’idea di un pronto intervento, quando invece è proprio sulle risorse e sulla gestione del territorio che occorrerebbe lavorare seriamente. Ci appelliamo nuovamente alle autorità, per chiedere l’allontanamento e non l’uccisione degli animali”.