«Uccidere gli animali a fucilate non è la soluzione». Lo ha ribadito ad una testata avellinese Saverio Capriglione, capo nucleo delle guardie zoofile di Avellino. «Oggi, dopo tanti anni di abbattimenti – prosegue Capriglione –abbiamo la dimostrazione che, con i ripopolamenti venatori, è la caccia all'origine dei presunti fenomeni di sovrannumero. Le uccisioni di animali infatti destrutturano i branchi determinando una dispersione sul territorio delle femmine, le quali vanno in tal modo a creare nuovi branchi e ad aumentando il potenziale riproduttivo della specie».
Preso atto di questo clamoroso fallimento, occorre dunque ripartire dai censimenti delle popolazioni e dall'applicazione dei metodi ecologici prioritari per legge. «I censimenti dei selvatici – spiega il caponucleo – devono essere affidati a istituti scientifici riconosciuti e devono restituire un'immagine scientifica del fenomeno, presentandolo nella sua globalità e nelle sue variabili e componenti ambientali e sociali».
In altri termini, è necessario non soltanto avere una stima attendibile del numero di esemplari che insistono sul territorio ma valutare ed accertare i danni effettivamente causati dagli animali, esaminandone le dinamiche. Una analisi che, secondo il caponucleo di Avellino, deve essere finalizzata a studiare le cause ambientali alla base del fenomeno. Per continuare a leggere l'intervista di Capriglione clicca qui.