Mancanza di una corretta gestione dei rifiuti, assenza di recinzioni per le zone confinanti con i parchi, inutilizzazione dei tantissimi strumenti di dissuasione esistenti e soprattutto via libera alla caccia al cinghiale. Sono queste le principali responsabilità del mondo politico e venatorio nella diffusione del focolaio di peste suina a Roma secondo l’Ente Nazionale Protezione Animali che invita le autorità ad applicare tutte le misure di prevenzione e a leggere le “FAQ” pubblicate dall’Ispra in materia, sottolineando come in queste si ribadisca anche che non c’è correlazione tra la densità delle popolazioni dei cinghiali e la diffusione della peste suina.
Da anni ormai Enpa invia alle istituzioni e al Comune di Roma, in particolare, una serie di misure da applicare per la questione dei cinghiali: la corretta gestione dei rifiuti, le recinzioni per le zone confinanti con i parchi, i tantissimi strumenti di dissuasione, moderni ed efficaci. Ma lo strumento più efficace è il divieto della caccia. E non è solo Enpa ad affermarlo: il mondo scientifico ha già ampiamente spiegato come abbattimenti e caccia hanno causato gravissimi squilibri ecologici tra cui la costante uccisione della matriarca – l’unica in grado di controllare l’estro delle altre femmine – e la conseguente creazione di tanti branchi riproduttivi e che la strada da percorrere è quella di limitare le risorse disponibili, in base alle quali le popolazioni selvatiche si autoregolano fino al raggiungimento di determinati equilibri.