Cefalù. Enpa: cordoglio e solidarietà, ma non criminalizziamo gli animali

«Ciò che è accaduto questa mattina a Cefalù è una tragedia per la quale desidero esprimere, a nome dell'associazione, il nostro cordoglio e la nostra solidarietà ai familiari della vittima, ma al contempo è necessario evitare politiche persecutorie, basate su un'ondata di forte emotività, contro animali colpevolizzati per avere reagito a quello che hanno percepito come un possibile pericolo». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, che sottolinea al contempo come questo evento così doloroso sia conseguenza della strategia fallimentare seguita in materia faunistica a livello sia nazionale e locale (Regioni e Province). Una strategia, come Enpa denuncia da anni, finalizzata non tanto alla gestione scientifica e razionale (ma anche etica) dei selvatici, quanto alla ricerca del consenso dei cacciatori – categoria sempre più minoritaria – attraverso le leve della libertà di sparo, dei ripopolamenti venatori, degli abbattimenti presuntamente "selettivi".
 
«Anzitutto è doveroso chiarire che gli animali selvatici non si "divertono" ad attaccare altri esseri viventi. Nel caso di Cefalù è probabile che il cinghiale fosse un esemplare femmina con cuccioli al seguito – aggiunge Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – e che essa si sia sentita minacciata dall'avvicinarsi dei cani e dell'uomo, che, per gli ungulati rappresentano dei predatori. Viene dunque da chiedersi coma mai, pur insistendo il territorio di Cefalù in un parco regionale, non sia prevista una adeguata attività di informazione su come comportarsi in caso di incontri con i selvatici».
 
Questo, tuttavia, è solo un aspetto del problema. L'altro è rappresentato dalla questione dei ripopolamenti venatori, cioè dal'immissione della cosiddetta fauna "pronto caccia" che, per garantire il divertimento delle "doppiette", può alterare le caratteristiche demografiche delle specie. «Come mai – prosegue Brutti – quando si parla di presunti danni da selvatici, alcuni si affrettano a chiedere uccisioni e non chiedono invece di fermare tutti i ripopolamenti, vera possibile fonte di squilibrio? Un'operazione, questa, con cui si illudono gli agricoltori, indotti a credere che l'unica soluzione al "problema" sia rappresentata dalle fucilate». 

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