L'Ente Nazionale Protezione Animali ha aderito al network internazionale di associazioni animaliste e ambientaliste che nei giorni scorsi sono intervenute prima presso il Governo dello Zimbabwe e ora al presidente della compagnia aerea Emirates, chiedendogli di negare i propri aeromobili per il trasporto di 34 cuccioli di elefanti, 10 antilopi delle sabbie e di 7 leoni. Gli animali dovrebbero essere trasferiti dal Paese africano agli Emirati Arabi Uniti e da qui raggiungere, almeno in parte, la Cina. Già nel 2012 – ricordano le associazioni – Emirates trasferì alcuni elefanti dallo Zimbabwe alla Cina e la cosa suscitò accese proteste internazionali. Proteste più che giustificate se si considera che ben tre dei quattro elefanti catturati nel parco nazionale dello Hwange e inviati in due diverse strutture di cattività cinesi, sono deceduti poco dopo l'arrivo a destinazione.<br><br> Ne è sopravvissuto soltanto uno ma le sue condizioni di salute sono tutt'altro che buone e potrebbero aggravarsi ulteriormente nei mesi a venire. Le associazioni ritengono infatti che le strutture cinesi di cattività non sono in grado di assicurare nemmeno un livello minimo (molto basilare) di benessere agli animali, costretti ad affrontare non soltanto la privazione della loro naturale libertà ma anche condizioni di vita inadeguate alle loro esigenze e caratteristiche etologiche.
Secondo il network internazionale, che con Enpa ribadisce l'assoluto rifiuto di ogni forma di cattività, la "deportazione" degli elefanti dello Zimbabwe, oltre a causare un danno irreparabile alla biodiversità del Paese africano, potrebbe dare luogo ad una violazione della disciplina Cites relativa alla movimentazione di specie animali e vegetali a rischio di estinzione. Tanto più che per per Emirates dire no al trasporto degli elefanti in Cina rappresenta un'ottima occasione per dimostrare all'opinione pubblica di tutto il mondo che la tutela dell'ambiente è un impegno concreto e non una semplice strategia di comunicazione. (9 dicembre)