Caso Chiku. Respinto ricorso in Cassazione, confermata condanna a carico del proprietario del serval: dovrà pagare 5.500 euro di ammenda

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso per saltum (ricorso immediato alla suprema corte senza passare per il giudizio d’appello) presentato da H. R. condannato in primo al pagamento di 5.500 euro di ammenda e mille euro di risarcimento in favore di Enpa (parte civile nel giudizio con l’avvocato Claudia Ricci) per la detenzione illegittima del gattopardo africano Chiku.

Si chiude così definitivamente una vicenda giudiziaria travagliata durante la quale accusa e difesa si sono date battaglia circa l’appartenenza di Chiku alla specie dei Serval. Infatti, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa di H. R., secondo cui Chiku era un ibrido, l’accusa è riuscita a dimostrare con i suoi periti che l’animale era in realtà un Serval puro, la cui detenzione è vietata per legge. Da qui la condanna dell’imputato in primo grado, con la confisca dell’animale.

L’esito del processo, per il quale Enpa esprime soddisfazione, non cancella tuttavia l’amarezza per la morte dell’animale, deceduto lo scorso giugno nel centro fauna selvatica di Semproniano. «Il pronunciamento della Corte di Cassazione – commenta Claudia Ricci – poiché va a consolidare la giurisprudenza su fenomeno, quello della detenzione di animali esotici e pericolosi, che sta purtroppo diventando sempre più diffuso».

«Un fenomeno che – aggiunge la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – è all'origine di situazioni al limite del paradosso, ma che producono grande sofferenza per gli animali, come per l’appunto quella di un gattopardo africano detenuto in un maso altoatesino. Auspico che questa condanna sia il primo passo verso un giro di vite anche giudiziario nei confronti di chi detiene animali esotici o selvatici senza averne titolo».

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