Canile di Palermo. Ecco come e quando nasce il problema, ecco perché Enpa è contrario al trasferimento dei cani

Il canile di Palermo ha conquistato la prima pagina soltanto in questi giorni, per l'ormai nota vicenda della mancetta di 480 euro per l'affidamento dei cani – senza controlli e senza garanzie – ma si tratta in realtà di un problema che arriva dal lontano.
Arriva, per la precisione, dal 2012 quando il Comune di Palermo diede il via libera alla ristrutturazione di una struttura fatiscente. Ma, e questo era il grande problema, gli interventi non sarebbero potuti iniziare sino a quando i box della struttura non fossero stati liberati dagli animali.

Per questo, in quel periodo, l'amministrazione comunale di Palermo contattò l'Ente Nazionale Protezione Animali chiedendo un supporto in tal senso. Venne quindi stipulata una regolare convenzione con il Comune, in virtù della quale alcuni animali venivano temporaneamente affidati all'associazione, che li avrebbe tenuti per tutto il periodo necessario alla ristrutturazione del canile.

Così fu. Enpa prese in carico alcuni animali e li portò presso una delle proprie strutture in Nord Italia.

Da allora è passato quasi un lustro ma la situazione è sempre la stessa: il canile deve essere ancora ammodernato e i box sono ancora pieni. Persino quelli che Enpa aveva liberato cinque anni prima e che, evidentemente il Comune ha riempito con nuovi arrivi.
I cani di cui Enpa si era fatta carico vengono tuttora accuditi dall'associazione. Non tutti però. Perché molti di loro fortunatamente sono stati dati in adozione, malgrado gli ostacoli e le difficoltà frapposte per chissà quale motivo dall'amministrazione comunale.

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