Cane Angelo. Massimo della pena per gli imputati. Enpa: vigilare sull’attività di volontariato richiesta ai quattro per la sospensione condizionale

I quattro giovani accusati di avere barbaramente seviziato e ucciso il cane Angelo sono stati riconosciuti colpevoli del reato di uccisione di animali e condannati a 16 mesi di reclusione, massimo edittale ridotto di un terzo per i benefici del rito abbreviato. Ai quattro è stata concessa la sospensione condizionale della pena, subordinata però a sei mesi di volontariato da prestare presso un canile sanitario; attività il cui buon esito dovrà comunque essere certificato dal responsabile della struttura. Lo rende noto l’Ente Nazionale Protezione Animali che nel processo di primo grado, svoltosi oggi presso il Tribunale di Paola (Cosenza) era parte civile con l’avvocato Claudia Ricci che rappresentava anche l’associazione Leidaa.
 
«Adesso tutta l’attenzione si concentra sull’attività di volontariato dei quattro. Sarà necessario vigilare affinché essa venga svolta in modo serio e puntuale presso una struttura accreditata e che non sia invece considerata dagli uccisori di Angelo come una scappatoia. A chi certificherà tale percorso essi devono poter dimostrare un reale e sincero ravvedimento», commenta la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi. «Con il riconoscimento del massimo della pena, e quindi con la forte applicazione del principio di legalità, questo processo traccia un importante percorso giudiziario nei casi di uccisione e maltrattamento di animali, ma al contempo evidenzia i limiti della normativa attuale, per la quale è necessario e doveroso prevedere un inasprimento delle pene. Mi auguro – conclude Rocchi – che un fatto cha ha così profondamente segnato le coscienze del nostro Paese possa essere un primo passo in questa direzione».

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