Caccia nel Lazio, le associazioni: stop all’illegalità la Regione vari il nuovo piano faunistico-venatorio

In prossimità dell'emanazione del calendario venatorio, atto che costituisce uno dei provvedimenti più delicati e importanti nella difficile situazione in cui versa il nostro patrimonio faunistico, chiediamo che esso sia reale espressione di una attività venatoria rispettosa delle esigenze di conservazione della fauna selvatica, così come stabilito dal comma 2 dell’articolo 1 della legge  nazionale157/92 e dall’articolo 7 della Direttiva 2009/147/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici.
 
Purtroppo, sino ad oggi  nella nostra Regione la caccia è stata condotta al di fuori di qualsiasi garanzia di sostenibilità anche per la mancanza di un adeguato Piano Faunistico Venatorio, prima condizione per consentire l'esercizio venatorio: più delle valutazioni sulla condizione di habitat e specie, hanno spesso avuto peso le pressioni di parte, inaccettabili sul destino di quello che la legge definisce "patrimonio indisponibile dello Stato" e dunque bene della collettività. 
 
E' gravissimo che  il Piano faunistico attualmente considerato in vigore nel Lazio risalga al 1998! Un fatto clamoroso nel quadro delle Regioni. Con tutta evidenza, esso non risponde più alle esigenze richiamate negli articoli della legge quadro nazionale e delle Direttive europee.
 
In un documento presentato in Regione le associazioni ENPA, Italia Nostra Lazio, LIPU e WWF, hanno ricordato che poiché la caccia insiste anche sui SIC/ZSC e ZPS, il Piano faunistico venatorio deve essere assoggettato a Valutazione di Incidenza in ossequio al dettato dell’articolo 5 del DPR 357/97, misura che non è stata sinora  mai adottata.
 
Chi ancora oggi, in nome della "tradizione" venatoria su specie e tempi di caccia, chiede di scavalcare le regole e cerca di esercitare forzature, si assume pesanti responsabilità, sotto il profilo del danno ambientale e, in prospettiva del danno erariale, in caso di condanna e relative sanzioni finanziarie da parte dell'Europa, e  di questo terremo conto adeguato in ogni sede.
 
Ben tre sono le procedure Pilot aperte nei confronti del nostro Paese e spesso, come è noto, esse rappresentano la fase propedeutica ad una procedura di infrazione.
 
Tra l'altro, anche per la  mancata applicazione della Valutazione di Incidenza, l’Italia è sottoposta alla particolare attenzione della Commissione Europea con la procedura Pilot EU Pilot 6730/14/ENVI, mentre in passato la mancata applicazione della Direttiva "Uccelli", conclusasi con la condanna dell'Italia, ha visto il Lazio tra le regioni responsabili di questa misura.
 
Agli amministratori chiediamo dunque che la nostra Regione volti pagina, rispetti le regole dell'Unione Europea, adotti, finalmente, la politica di cui  ha bisogno il nostro patrimonio faunistico, già tanto provato anche per eventi climatici, incendi, diminuzione delle specie.

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