Caccia. Martedì 31 gennaio stop alla stagione venatoria. Milioni le vittime animali, molte anche tra le persone. Le norme “caccia selvaggia” la triste novità di quest’anno

Due cacciatori morti in Trentino (uno di questi suicida perché non voleva essere incolpato per la morte del compagno); un venticinquenne ucciso in Umbria dal fucile di un altro cacciatore, ora indagato; un altro cacciatore ucciso a Cassino (Frosinone) da un colpo di fucile esploso “per errore” da un suo compagno. Si è miracolosamente salvato, invece, il bambino che lo scorso ottobre era stato raggiunto da un colpo di fucile a Trento.  Sono decine le persone che dallo scorso settembre hanno perso la vita o sono rimaste ferite per un’insensata e pericolosa forma di “divertimento”, la caccia appunto, che – tra l’altro – obbliga migliaia di persone a vivere nel terrore di essere colpite “per errore” dai pallini.
 
Anche quest’anno dunque la stagione venatoria, che si chiude ufficialmente martedì 31 gennaio, anche se gli spari si fermano oggi considerando che domani è giorno di silenzio venatorio (il martedì e il venerdì di ogni settimana sono giorni di “silenzio venatorio”, ovvero giorni durante i quali non è permesso sparare), esige il suo pesantissimo tributo di sangue. Dai piccoli tordi alle anatre, dai moriglioni alle pavoncelle, fino alle tortore selvatiche ai tordi sassello e alle coturnici, sono ormai 21 le specie di avifauna in stato di conservazione sfavorevole (alcune sono minacciate a livello globale) che finiscono nel mirino delle doppiette italiane. L’Europa ci chiede interventi di tutela, invece- secondo Enpa – continuano ad esserne uccise a milioni, ogni anno. Tutto per compiacere lo 0,6% della popolazione: in Italia l’attività venatoria, invisa alla stragrande maggioranza della popolazione, è praticata da circa 400.000 mila doppiette.

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