“La ratio della proposta di legge 1548 presentata da Bruzzone ha come elemento cardine il preteso diritto dei cacciatori di esercitare un’attività ludica, la caccia, forzando moltissimi limiti posti dalla legge quadro 157 del 1992”. Così Annamaria Procacci, membro dell’Organo di Amministrazione Enpa, intervenendo oggi alla Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge C. 1548 Bruzzone, recante modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in esame alla Commissione Agricoltura della Camera. Numerosi gli interrogativi posti da Annamaria Procacci sull’attuazione della 157 che si vorrebbe riformare, sulla prevenzione dell’illegalità, sul tema della sicurezza, sulle conseguenze dell’approvazione di una norma che va contro le direttive europee e sul mancato coinvolgimento del mondo scientifico. “Dov’è lo stato di attuazione della 157? I legislatori – afferma Procacci durante l’audizione – prima di tutto dovrebbero prendere coscienza di come la norma che intenderebbero riformare è applicata. Dov’è la scienza? L’Ispra, l’Istituto scientifico nazionale di riferimento, viene citato per essere messo, per così dire, all’angolo, in alternativa ai pareri degli osservatori regionali, che, ovviamente, possono solo esercitare un’azione parziale, appunto ritagliata sul territorio della regione di competenza. Questa può addirittura approvare per legge, senza contributo Ispra, il proprio calendario venatorio o il proprio piano faunistico”.
“Ancora, un punto molto importante – continua Procacci – è l’interrogativo retorico sulla prevenzione dell’illegalità: dov’è? Eppure, l’Italia è da molto tempo sotto osservazione da parte dell’Europa per un fenomeno di bracconaggio radicato, diffuso, gravissimo, che ha anche connessioni con l’estero. Perché ricordiamo la proposta Bruzzone propone addirittura un articolo che liberalizza, in pratica, i richiami vivi, con il pretesto della “seconda generazione”? E ancora: il diritto. Com’è possibile concepire una forma di diritto che impedisce i ricorsi ai TAR da parte dei cittadini in dispregio di diritti e principi della società civile? Dov’è il rispetto della prevalenza del diritto comunitario e non solo?” L’Enpa ha sottolineato come questa proposta di legge violi la direttiva Uccelli, la direttiva Habitat e la convenzione di Berna. “Inoltre – prosegue Procacci – vorrei citare il nodo della sicurezza, tanto spesso invocata: di quale sicurezza possiamo parlare a garanzia dei cittadini se vengono addirittura abolite le due giornate di silenzio venatorio- il martedì e il venerdì-previste dalla 157, che non sono solo una garanzia di respiro per gli animali selvatici, ma anche una garanzia di serenità e di libero movimento per chi fa turismo in natura, per chi fa escursioni in bici, per chi raccoglie funghi. Non basta l’elenco di tutti i cosiddetti “incidenti” in cui vengono coinvolte persone disarmate da parte di chi imbraccia un fucile?”
Enpa ha concluso il suo intervento ribadendo la necessità che questa proposta di legge non vada avanti perché rappresenterebbe un passo indietro per il diritto del nostro Paese, per la tutela del patrimonio della fauna selvatica e per la capacità della politica di comprendere ed accogliere i desideri, i principi e la cultura dei cittadini, costretti anche a pagare di tasca propria le procedure di infrazione. “Chiediamo dunque che tutte le forze politiche si assumano le loro responsabilità – ha concluso Procacci – perché l’Italia ha bisogno di una politica ambientale vera, forte, capace di affrontare il contesto attuale che è quello della crisi della natura e dello stravolgimento del clima. Che è quello di una società che si muove in modo completamente diverso, opposto, rispetto a quello che è scritto in questa proposta legislativa”.