Le associazioni ambientaliste WWF Calabria, LIPU Calabria ed Enpa hanno diffidato ufficialmente il Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione Calabria, chiedendo di modificare una recente comunicazione che potrebbe causare errate interpretazioni tra i cacciatori e gli organi di controllo. La lettera, firmata dal Presidente Nazionale del WWF Luciano Di Tizio, sottolinea la necessità di evitare decisioni che potrebbero violare le normative vigenti e creare ulteriore danno alla biodiversità della regione.
Una Regione schierata con i cacciatori?
In una nota congiunta, le associazioni hanno espresso forti critiche verso l’atteggiamento della Regione Calabria, accusata di favorire una minoranza di cittadini a scapito della tutela della biodiversità, un principio sancito dall’articolo 9 della Costituzione italiana. Le associazioni denunciano una serie di iniziative, come il prolungamento della caccia al cinghiale per il “contenimento della peste suina” in tutto il territorio regionale, nonostante il problema fosse confinato alla provincia di Reggio Calabria. Questo, sottolineano, si aggiunge al tragico epilogo di una battuta di caccia in provincia di Cosenza all’inizio del nuovo anno.
Il caso dei tordi e il contrasto con le sentenze
Al centro della diffida c’è la recente comunicazione del 10 gennaio 2025, con cui il Dipartimento Agricoltura sembrerebbe voler riaprire la caccia a tre specie di tordi, nonostante il TAR Calabria avesse già stabilito la chiusura anticipata al 9 gennaio con la sentenza 01557/2024. Questa decisione era stata confermata anche dal Consiglio di Stato, che aveva rigettato i ricorsi presentati dai cacciatori e dalla Regione. Tuttavia, la Regione Calabria sembra voler riesumare il vecchio calendario venatorio, in contrasto con il pronunciamento giudiziario e con le indicazioni dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA).
Le associazioni evidenziano come tale comportamento non solo ignori le normative nazionali ed europee, ma rischi di configurarsi come danno erariale, poiché l’abbattimento di specie protette rappresenta una violazione delle leggi sul patrimonio indisponibile dello Stato.
Un problema che richiama l’attenzione dell’Unione Europea
La Calabria è già sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea. Nel 2023, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione (EUP 10542/2023) per le criticità nei calendari venatori regionali, che violano le normative comunitarie. In un caso analogo, la Regione Marche ha dimostrato maggiore responsabilità, disponendo la chiusura anticipata della caccia ad alcune specie in ottemperanza alle decisioni del TAR locale.
Un appello per la biodiversità
Con la diffida, le associazioni chiedono al Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria di modificare tempestivamente la comunicazione pubblicata, per evitare ulteriori danni alla fauna selvatica e per tutelare l’immagine delle istituzioni regionali. Solo così, nei prossimi giorni, lo zirlo dei tordi potrà continuare a risuonare tra gli uliveti calabresi, libero dal pericolo delle doppiette.