Caccia. Enpa: Bene la proposta del Ministro Costa, è un passo avanti. Chiediamo piano nazionale di controllo su cacciatori e stop alla stagione 2018/2019

«Apprezziamo la proposta del Ministro Costa, che ha invitato le Regioni a vietare la caccia di domenica, cioè nel giorno dedicato alle escursioni e alle gite fuori porta. Tuttavia, i fatti dimostrano che l’esercizio dell’attività venatoria pone un serio e concreto problema di ordine pubblico in tutti i giorni di caccia; un problema che deve essere affrontato dal Governo e non da quegli enti locali spesso troppo compiacenti nei confronti della lobby venatoria. Anche per questo torniamo a chiedere la sospensione della stagione 2018/2019, rispristinando così la piena sicurezza dei cittadini». Lo dichiara  Annamaria Procacci, Consigliera Nazionale nonché responsabile dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa.
 
Ma questa non è l’unica richiesta avanzata da Enpa al governo. L’associazione, infatti, sottolinea la necessita di prevedere un piano nazionale di controllo sulle condizioni psico-fisiche dei cacciatori. In altri termini, sulla loro idoneità all’uso delle armi. «Quando il Ministro dell’Interno sostiene che solo una persona con problemi può scambiare un uomo per un cinghiale – prosegue Procacci – ci dà implicitamente ragione. Se è inaccettabile che persone armate girino sul nostro territorio, lo è ancora di più il fatto che farlo senza essere in perfetta salute dalla vista all’udito, all’equilibrio della personalità».
 
Secondo Enpa, l’esecutivo deve schierarsi senza se e senza ma a difesa dei cittadini e della loro sicurezza, prevedendo l’obbligo per i cacciatori di sottoporsi a rigorosi controlli medici annuali. Non è più pensabile che essi siano previsti una volta ogni sei anni, vale a dire all’atto della licenza di porto di fucile ad uso di caccia. Eppure, nonostante i migliaia di morti e di feriti causati dalle “doppiette”, le istituzioni hanno fatto poco o nulla per garantire la tutela della pubblica incolumità, preferendo privilegiare al “tutela” di chi spara.
 
«Una situazione insostenibile, ormai, a cui proprio il Ministro dell’Interno dovrebbe, per il proprio ruolo istituzionale, porre rimedio». 

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