Caccia. Due morti in quattro giorni, è emergenza. Enpa: intervenga il ministro dell’Interno

L’attività venatoria torna ad uccidere e questa volta a morire non sono gli animali. Il decesso di una cacciatrice 60enne – ferita a morte da una fucilata mentre cacciava fagiani a Basovizza (Trieste) – si aggiunge a quello del 14enne, morto due giorni fa in Trentino a causa delle ferite riportate durante una battuta di caccia al cinghiale. Due vite spezzate in soli quattro giorni, che aggravano il bilancio della stagione venatoria 2024-2025, portando a 23 il numero complessivo delle vittime dal primo settembre ad oggi (fonte associazione vittime della caccia). Un numero che, peraltro, risulta essere approssimato per difetto poiché i dati relativi al mese di novembre sono ancora incompleti. Di fronte a questa gravissima emergenza, l’Ente Nazionale Protezione Animali torna a sollecitare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i suoi colleghi di governo e la maggioranza tutta, affinché venga posto un argine a questa vera escalation venatoria, iniziando a disarmare le doppiette ultrasettantenni ed a vietare che i minorenni partecipino alle battute di caccia.

«Da quanto apprendiamo, la signora ferita a Basovizza sarebbe stata raggiunta da un colpo di fucile esploso da un cacciatore 80enne che stava partecipando alla medesima battuta di caccia. Purtroppo – spiega Enpa – non è un caso isolato. La maggioranza degli incidenti venatori, che poi veri incidenti non sono, è riconducibile ai cacciatori più anziani, che non sempre si trovano nelle ideali condizioni fisiche e cognitive». Secondo l’associazione animalista, l’emergenza venatoria è destinata ad aggravarsi con il passare del tempo, perché, mancando il ricambio generazionale, l’età media delle doppiette tende ad aumentare sempre di più, e con esse la probabilità di nuove tragedie.

«La situazione del nostro Paese è paradossale. Da un lato alcune forze politiche e alcuni rappresentanti istituzionali terrorizzano l’opinione pubblica, agitando lo spauracchio di un presunto e assolutamente infondato allarme selvatici, dall’altro – prosegue Enpa – nulla fanno per contrastare la vera minaccia all’ordine pubblico: la presenza nei boschi e nelle campagne italiane di uomini armati fino ai denti per uccidere animali inermi. E’ davvero vergognoso che per compiacere la lobby venatoria, non si sia ancora fermata la militarizzazione del territorio».

I dati questo dimostrano: che il più grande pericolo per l’incolumità delle persone e degli ecosistemi non è la fauna, ma sono quelle circa 400 mila doppiette che in due mesi e mezzo hanno già ferito o ucciso 23 persone.

Facebook
Twitter
LinkedIn