«La proposta di istituire una tassa sui cani non sterilizzati denota una sconcertante misconoscenza delle cause alla base del randagismo. Una misconoscenza dietro la quale, a nostro avviso, si cela l'ennesimo tentativo di fare un favore ai soliti noti, cacciatori e allevatori». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa Carla Rocchi. «L'autore di tale proposta ignora, o fa finta di ignorare, che laddove esiste un problema di sovrappopolazione canina, esso è causato non tanto dai proprietari di cani che vivono nei centri abitati, ma proprio da quegli allevatori, agricoltori e pastori che non sterilizzano i propri animali e li lasciano vagare liberamente sul territorio. Vale a dire proprio da chi si vorrebbe esentare dall'obbligo di sterilizzazione. Pertanto, ai nostri rappresentanti che volessero avventurarsi su campi a loro ignoti suggerisco almeno di acquisire qualche utile elemento di giudizio prima di fare proposte irricevibili».
Con l'occasione, l'Ente Nazionale Protezione Animali ricorda che la 281/91 è una buona legge che, dove applicata correttamente, ha permesso di debellare la piaga del randagismo. Evidentemente, alcuni dei nostri parlamentari non ne hanno contezza, altrimenti saprebbero che i primi a non dare seguito alle previsioni normative sono proprio le Regioni, i Comuni e le Asl. Contro cui non c'è tassa che tenga. «Attenzione – conclude Rocchi – perché la tassa sui cani, in quanto strumento punitivo, potrebbe aggravare e non risolvere il problema; potrebbe cioè di incentivare gli abbandoni. Il randagismo, invece, si batte con misure premiali e agevolazioni: lo dimostra l'esperienza di chi questa piaga è riuscito a debellarla».