Sono passati 64 giorni, giorno più giorno meno, dalla strage di Sciacca. 63 dall’intervento sul posto dei volontari dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Sezioni di Carini, Adrano e Catania). 62 dalla proposta lanciata da Enpa di contribuire insieme con le autorità e le istituzioni alla sterilizzazione dei randagi e dei cani cosiddetti padronali. 59 dalla denuncia contro ignoti presentata in procura – sempre da Enpa – per l’uccisione dei randagi. E di giorni ne sono passati ben 43 dalle dichiarazioni con cui il presidente della Regione, Nello Musumeci, annunciava lo stanziamento di 2 milioni per le sterilizzazioni dei cani senza famiglia. Il tempo passa, ma non per tutti. Non di certo per Asp e Comune di Sciacca che, a due mesi dalla strage, non hanno ancora affrontato concretamente il problema.
A parte le solite dichiarazioni di facciata, cui certa politica ci ha purtroppo abituato, nei fatti non è cambiato proprio nulla. A distanza di 59 giorni l’Ente Nazionale Protezione Animali non ha ancora ricevuto alcuna risposta ufficiale (e concreta) alla proposta avanzata all’indomani della strage. Forse perché, denuncia l’associazione, Comune e Asp stanno facendo il solito gioco a rimpiattino; il solito “scaricabarile” istituzionale che condanna la Sicilia, ma non solo, a una drammatica, frustrante, deprimente inazione.
«I nostri rappresentanti sul territorio – spiega la presidente nazionale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Carla Rocchi – sono stati impegnati in una infinità di riunioni, incontri, colloqui, telefonate e hanno fatto anche l’impossibile, loro che sono volontari di un’associazione privata, per mediare tra le istituzioni. Ma, alla fine, quando si è trattato di passare dalle parole all’azione, tutti hanno fatto spallucce. Rinviando la questione sine die».
Preso atto di questa realtà e di un torpore dal quale la politica sembra proprio non riuscire a scuotersi, l’Enpa si vede costretta a dirottare le proprie risorse da Sciacca verso altre realtà, disposte a contrastare realmente il randagismo, con fatti e iniziative concrete.
«Tuttavia – prosegue Rocchi – ciò non esonera Comune, Asp e Regione dalle loro responsabilità. Anzi. Adesso sappiamo con ancora maggiore chiarezza chi sono i veri responsabili dell’emergenza e chi citare in giudizio alle prossime uccisioni di randagi».