Animali. “Nonna Peppina” sfrattata insieme con il gatto Oreste. Enpa: le istituzioni si vergognino

«In un territorio devastato dall’incuria e dal malgoverno, invaso dai rifiuti, devastato da piromani criminali, mi rifiuto di pensare che cacciare di casa una signora di 95 anni e il suo gatto Oreste sia, in una situazione come quella del Maceratese, un atto di giustizia», lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi commentando il caso di Nonna Peppina, sfrattata dalla sua nuova casa costruitale dalle figlie, e costretta a tornare in un container. «Siamo al grottesco. Mentre in Parlamento le nostre aree protette vengono aggredite da lobby e politici condiscendenti, la mannaia cala implacabile su un vecchina di 95 anni e sul suo gatto. Mentre il Paese vede il proprio territorio verde eroso dal cemento – prosegue Rocchi – i nostri burocrati, presi da un improvviso sussulto giustizialista, ritengono che lo sfratto di Peppina possa essere la risposta ai tanti mali italiani: colpirne uno – anzi due: Nonna Peppina e il gatto Oreste – per (non) educarne cento».

A chi è abituato a ragionare in termini di codicilli, postille e noticine, quella piccola e anche graziosa casetta di legno su una piccola altura San Martino di Fiastra, deve essere sembrata un gravissimo attentato al patrimonio paesaggistico. Un pugno nell’occhio, evidentemente, ma soltanto per i veri cultori delle ambientazioni crepuscolari, fatte di rovine, di macerie, di desolazione.

«In questa situazione di emergenza – conclude Rocchi – parlare di “vincolo paesaggistico” e ingaggiare una battaglia contro una signora di 95 anni e il suo gatto mi sembra quanto meno surreale. Non mi stupisce invece il silenzio delle istituzioni, in primis della Commissaria alla Ricostruzione (o demolizione?) De Micheli. Non mi stupiscono le tante passeggiate autopromozionali dei politici nelle zone terremotate . Evidentemente pensare che in questo Paese vi sia ancora uno Stato a tutelare i cittadini più deboli, a due o a quattro zampe, rappresenta un azzardo. Di questo però i burocrati e i politici non provano vergogna».

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