L’Ente Nazionale Protezione Animali ha scritto al presidente del Coni Giovanni Malagò per chiedere che il Comitato Olimpico Nazionale Italiano affronti il problema dell’applicazione della legge per quel che riguarda la presenza e il trattamento degli animali nelle attività sportive. Per quel che riguarda la pesca sportiva sono presenti modalità e impatti del tutto in contraddizione con gli articoli 19 e 20 del decreto legislativo n 36 della legge di riforma dello sport che dettano chiare regole sul benessere degli animali impiegati nelle attività sportive.
“La tecnica del "no kill" – scrive Enpa nella lettera -non significa,infatti, senza sofferenza, senza dolore o senza stress. Gli ami pur privi di ardiglione sono in grado di provocare danni di una certa entità specie a carico delle strutture della bocca e della gola del pesce, che nei casi più gravi muore a causa dell'impossibilità di alimentarsi e per la gravità delle ferite riportate. Lo stesso sito di “Ataps ambiente pesca sportiva e tecnica del no kill" riconosce le conseguenze fisiche, le lesioni, oltre che il forte stato di stress a cui abbiamo accennato, con gravi conseguenze nella possibilità di alimentazione e dunque di sopravvivenza”.