Macao dirà presto addio al suo cinodromo. La struttura, tristemente nota in tutto il mondo per le condizioni di grave sofferenza dei greyhound australiani lì detenuti, chiuderà i battenti entro il prossimo luglio. Ma le associazioni animaliste che da anni si battono per sottrarre gli animali a questa condizione e che sono riuscite a raggiungere uno storico obiettivo, chiedono alle autorità di affrettare il processo e, soprattutto, di garantire ai cani una sistemazione idonea. Per questo, l’Ente Nazionale Protezione Animali, che sostiene dall’Italia l’impegno degli attivisti locali – tra cui quelli di Anima Macau, Society for the protection of animals – ha scritto con la presidente Rocchi una lettera all’ambasciatore della Repubblica Popolare cinese.
«Il cinodromo di Macao – si legge nella missiva della presidente nazionale di Enpa – è un luogo di sofferenza per i greyhound, che da decenni sono costretti a vivere in condizioni estreme all'interno di box umidi, angusti e privi di luce. Destinati alle corse, i cani, al termine della “carriera” imposta loro dall’uomo trovano spesso soltanto la morte».
«Le scrivo – prosegue la lettera di Rocchi – per chiederle di intervenire presso le autorità del suo Paese affinché si possa procedere il più rapidamente possibile alla chiusura del cinodromo di Macau e, soprattutto, all'affido dei greyhound che ancora vi si trovano all'interno della struttura».
Si tratta di 650 cani che Enpa auspica siano affidati alle cure dei volontari di Anima Macau, i più indicati a assisterli, vista anche la lunga e complessa battaglia ingaggiata negli anni per ottenere la chiusura del cinodromo. Questi animali – sottolinea la presidente Rocchi – hanno vissuto fino ad oggi una vita di privazioni e sofferenza per il nostro compiacimento; ora è dovere di tutti noi assicurare loro un futuro sereno.