Allevamenti, etichettatura benessere animale: nasce la “Coalizione contro le #BugieInEtichetta”. Enpa tra le associazioni aderenti

A poche settimane del tweetstorm che ha coinvolto decine di migliaia di cittadini e decine di organizzazioni ambientaliste, animaliste e dei consumatori, 13 organizzazioni non governative italiane lanciano oggi la "Coalizione contro le #BugieInEtichetta” e invitano tutte le associazioni e le fondazioni per la tutela dei consumatori, dei diritti dei cittadini, per l’ambiente e la trasparenza, a unirsi a questa fondamentale battaglia per garantire consumi responsabili, consapevoli e soprattutto basati su informazioni non ingannevoli. 
Il Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale (SQNBA), portato avanti dai Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute insieme con Accredia, e istituito con l’articolo 224 bis nel Decreto Rilancio, prevede la certificazione e l’etichettatura volontaria di prodotti di origine animale che rispettano standard superiori ai requisiti di legge. 
La certificazione proposta dai 2 Ministeri, però, prevederebbe di etichettare con il claim “benessere animale” di fatto anche tutti i prodotti provenienti da scrofe in gabbia e suini che hanno subito il taglio della coda, pratica in violazione delle disposizioni contenute nella direttiva europea di protezione dei suini se effettuata in via sistematica e, quindi, illegale. Tale certificazione garantirebbe inoltre priorità di accesso ai fondi PAC e PNRR, favorendo ancora una volta gli allevamenti di tipo intensivo, invece che stimolare la transizione verso sistemi più sostenibili.
«Mentre il mondo si riunisce nella COP26 per affrontare l'emergenza climatica, i ministri del nostro Governo si apprestano a continuare a finanziare lo status quo dell'industria inquinante degli allevamenti intensivi. La possibilità di mettere a sistema i fondi della PAC con le migliori iniziative italiane e il potere d'acquisto dei consumatori per dare vita a una reale transizione verso sistemi più sostenibili, sfumerà definitivamente se il progetto di certificazione non sarà rivisto» dichiarano le associazioni. «Perché accadrà attraverso un'etichettatura ingannevole per i consumatori». 

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