Alimentazione. Carne cancerogena, Enpa: posti di lavoro a rischio? Non con la riconversione degli allevamenti in coltivazioni bio

Un piano di riconversione degli allevamenti in coltivazioni “bio” e di riforestazione del territorio. Questa la richiesta avanzata dall'Ente Nazionale Protezione Animali all'indomani del rivoluzionario con cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto definitivamente l'esistenza di una chiara e inconfutabile correlazione tra consumo di carne e patologie tumorali.

Ciononostante, è in atto da parte di alcuni rappresentanti di categoria una vera “apologia della bistecca”. Infatti – sottolinea l'Ente Nazionale Protezione Animali – tali portatori d'interesse si arroccano su posizioni perdenti con un tentativo di delegittimazione dell'Oms mentre è tanto ampio il consenso degli esperti su un tema che coinvolge la salute di tutti.

«Apprendo che secondo tali associazioni di categoria, l'allarme lanciato dall'OMS sarebbe addirittura il frutto di una campagna denigratoria contro la carne. Ritengo tuttavia che questi portatori d'interesse dovrebbero fare anzitutto una profonda e seria riflessione su tutte le vite, umane e animali, che sono andate perse per alimentare uno stile di vita insalubre e dannoso per il pianeta, in quanto una delle cause scatenanti dei gas serra», dichiara la consigliera nazionale di Enpa, Annamaria Procacci, che aggiunge: «L'Oms ci sta dicendo esattamente questo: che il modello alimentare ed economico che abbiamo rincorso per più di mezzo secolo, quando secondo dati Fao il consumo di carne è passato da 45 milioni ad oltre 200 milioni di tonnellate, è un modello fallimentare e che è giunto finalmente il momento di cambiare passo. A differenza di quanto sostengono taluni, la rivoluzione degli stili di vita non è una minaccia ma un'opportunità per noi, per gli animali e per il pianeta: dalla riconversione degli allevamenti in coltivazioni “bio” abbiamo solo da guadagnarne, anche dal punto di vista economico».

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