«Stop ai ripopolamenti venatori, che causano gravi squilibri ecologici e ingenti danni economici, come dimostrano documenti delle stesse regioni». Lo dichiara l'Ente Nazionale Protezione Animali in merito al caso delle oltre 400 lepri morte, nel Pavese, a causa di un progetto di ripopolamento venatorio costato ben 70.000 euro.
Si tratta del fenomeno della fauna pronto caccia che consiste nell'acquisto (a caro prezzo) e nella successiva reimmissione nell'ambiente di animali quali lepri e fagiani, che durante la stagione venatoria vengono poi (pre)destinati ad essere uccisi dalle doppiette per mero divertimento. Tuttavia, molti di questi esemplari muoiono ben prima dell'intervento dei cacciatori, i quali, tra l'altro, con l'evidente obiettivo di ampliare il novero delle specie cacciabili, non perdono occasione di accusare le volpi di cibarsi della fauna pronto caccia.
«Non c'è dubbio che immettendo nel territorio lepri, tra l'altro semi – domestiche, le volpi non solo beneficiano di una eccessiva disponibilità alimentare, che è anche all'origine di forti squilibri, ma si vengono a trovare in competizione con le doppiette perché sottraggono loro le prede. E' proprio da qui che traggono origine le “campagne diffamatorie” nei confronti delle povere volpi. Eppure – prosegue l'Enpa – per ristabilire l'equilibrio, basterebbe semplicemente vietare i ripopolamenti venatori: ne gioverebbero anche i cittadini che pagano le tasse e che, certamente, non sono contenti di veder investite decine di migliaia di euro di denaro pubblico in progetti che nulla hanno a che vedere con la tutela della natura, ma che sono finalizzati esclusivamente a mantenere un pratica, la caccia, invisa al 78,8% dei cittadini italiani (Eurispes)».