Quanti cassonetti anti-orso sono stati dislocati fino ad oggi sul territorio trentino? In quali zone? E quanti altri ne verranno posizionati entro il prossimo autunno, vale a dire nel periodo di maggiore attività dei plantigradi? Queste le domande poste dall’Ente Nazionale Protezione Animali al presidente della Provincia Autonoma di Trento (Pat), Maurizio Fugatti, nella lettera a firma della presidente nazionale Enpa, Carla Rocchi.
Con l’inizio dell’estate, i plantigradi del Trentino sono tornati alla vita attiva e questo incrementa la possibilità di contatti fortuiti con le attività antropiche. A quanto è dato sapere – si legge nella missiva – se si eccettuano le vaghe dichiarazioni di facciata, i generici impegni “a fare” o i buoni propositi per un non meglio imprecisato futuro, la Pat risulta essere ancora gravemente inadempiente per quanto riguarda le iniziative sulla prevenzione. «Molto si parla, anche in questi giorni, dei fantomatici cassonetti anti-orso, una parte dei quali – spiega la presidente Rocchi – dovrebbe già essere stata posizionata nelle zone con maggiore probabilità di “contatto”, ma sulla cui effettiva dislocazione, ad oggi, si sa davvero poco. Confidiamo nella buona volontà del presidente Fugatti affinché supplisca a questa grave carenza di informazioni».
I cassonetti “a prova di orso” sono uno strumento di prevenzione estremamente efficace. Come evidenziato dal mondo scientifico e più volte ricordato dalla stessa Protezione Animali, eliminano una fonte di cibo facilmente accessibile, che costituisce una forte attrattiva non solo per i plantigradi, ma anche per le altre specie selvatiche in questo modo meno motivate ad avvicinarsi ai centri abitati. «In questi mesi abbiamo assistito ad un vero festival dei numeri tra presunti stanziamenti milionari e impegni per gli anni a venire; il tutto senza uscire dai contorni del vago. Oggi – conclude Rocchi – prima che la situazione diventi pericolosa per gli animali, non soltanto chiediamo di conoscere la posizione dei cassonetti già presenti sul territorio trentino, ma sollecitiamo la PAT a predisporre una chiara “road map” che indichi tempi e modalità di posizionamento degli altri dispostivi “anti-plantigrado”, ed a comunicare queste informazioni a tutti i portatori di interesse. Associazioni comprese».