Giornata Biodiversità. Dal bracconaggio ai progrom contro gli orsi, l’Italia è tornata indietro di un secolo.

Sono rimaste senza risposta le nuove richieste che Enpa ha rivolto al ministro Nordio per un inasprimento delle sanzioni previste per il reato di bracconaggio, oggi punito con pene irrisorie. L’articolo 727 bis del codice penale stabilisce infatti “chiunque, […], uccide, cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta è punito con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda fino a 4.000 euro” e che questi potrebbe addirittura farla franca qualora l’uccisione riguardasse una “quantità trascurabile di tali esemplari” e “avesse un impatto trascurabile sullo stato di conservazione”. E’ evidente di per sé come le norme in questione siano del tutto insufficienti a svolgere una reale funzione di deterrenza. E infatti i bracconieri continuano ad uccidere con una presunzione di impunità e di onnipotenza, che l’attuale governo e l’attuale maggioranza fanno ben poco per contrastare.
«Sembra che l’indirizzo politico dell’esecutivo sia dettato più dall’esigenza di blandire le categorie “amiche”, armieri e cacciatori, che – spiega Enpa – non da quella di far rispettare le normative italiane ed europee, e di tutelare la biodiversità. Se così fosse, in questi 18 mesi di legislatura, qualche ministro avrebbe assunto una qualche iniziativa. E invece neanche si preoccupano di rispondere alle legittime sollecitazioni della società civile».

Dunque, secondo l’associazione animalista, c’è poco da festeggiare per la biodiversità del nostro Paese. Anche perché – osserva sempre la Protezione Animali – il “giardino Italia” deve fare i conti non soltanto con la questione bracconaggio ma si trova a scontare un’azione di governo che alla fauna selvatica non è mai stata tanto ostile, se non addirittura persecutoria. «Dal rinnovo delle aule parlamentari e dall’insediamento dell’esecutivo Meloni – denuncia Enpa – è stato un susseguirsi di provvedimenti e iniziative anti-animali». A fare da apripista sono state le norme per caccia no limits approvate con la Legge di Bilancio per il 2023 (che nulla ha a che vedere con l’attività venatoria), seguite a stretto giro dai pogrom anti-orsi e anti lupi condotti in alcune regioni italiane e mai condannati dall’esecutivo, dalla mancata impugnazione delle leggi ammazza-lupi e ammazza-orsi approvate a Bolzano come a Trento, dal blitz sul piombo nelle aree umide (blitz per il quale l’Italia è sotto esame a Bruxelles), dal progetto di legge Bruzzone che, con una clamorosa violazione della Costituzione vorrebbe autorizzare le Regioni ad approvare per legge i calendari venatori impedendo così alle associazioni di impugnarli davanti ai TAR. Il resto è materia di strettissima attualità, con il DL agricoltura che indebolisce le attività di prevenzione del bracconaggio e la creazione della filiera della carne di selvaggina. In questa rassegna dell’orrore non può mancare l’”autogolpe” dello stesso Bruzzone (Lega Nord). Con il solo scopo di bypassare il dibattito in Commissione e imbavagliare l’opposizione, il deputato leghista ha scorporato le norme filovenatorie dalla sua pdl per ottenerne l’incorporazione nella legge di conversione del DL Agricoltura.

«Altro che “transizione verde”, è in atto una vera “controriforma green” che sta riportando il nostro Paese indietro di un secolo. Stiamo cioè tornando a quella visione antiscientifica che considerava la biodiversità sistemi come un semplice fattore di produzione e che dunque andava sfruttata e depauperata fino a quando non fosse stata in grado di generare profitti. Quella visione oggi ci sta portando alla sesta estinzione di massa. Parafrasando un autorevole ministro – conclude Enpa – è opportuno chiedersi se gli uomini siano effettivamente senzienti. Al suddetto ministro la risposta potrebbe non piacere poiché, considerando lo stato in cui abbiamo ridotto la nostra stessa casa, qualche dubbio sulle nostre capacità senzienti sarebbe lecito nutrirlo»

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