Non solo decarbonizzazione, rinnovabili ed elettrificazione. La tutela e la salute del nostro ambiente sono legate a doppio nodo alla protezione della biodiversità e degli animali, ma questi temi – oggi – sono drammaticamente assenti dalle agende dei governi. Soprattutto di quello italiano che, ironia della sorte, è organizzatore del G7 ambiente. Quando si affronta il tema delle politiche “green” – osserva l’Ente Nazionale Protezione Animali – viene privilegiata una impostazione di natura economicistica. Vengono cioè privilegiate misure in grado di produrre ricadute positive sul reddito e sul PIL. «Ben vengano l’elettrificazione, le energie rinnovabili “intelligenti”, la decarbonizzazione. Tuttavia queste iniziative non esauriscono lo spettro delle politiche di tutela ambientale. Anzi – spiega Enpa – da sole potrebbero non essere sufficienti per porre un freno al declino ambientale del pianeta».
Invece – continua la Protezione Animali – è necessario un approccio olistico che protegga in modo efficace gli ecosistemi e la biodiversità, soprattutto nella loro componente animale che, come noto, è stata finora sacrificata senza troppe remore alle ragioni del profitto e dell’accumulazione. «Porsi realmente il problema del riscaldamento globale – prosegue Enpa – significa affrontare il nodo finora irrisolto degli allevamenti intensivi che inquinano più del traffico veicolare e che stanno progressivamente inaridendo il nostro pianeta». Ma significa anche assicurare il rispetto dei meccanismi di riequilibrio naturale che sono garantiti proprio dalle popolazioni animali. La lotta senza quartiere condotta in tutto il mondo contro alcune specie – in Italia i pogrom contro lupi e orsi sono diventati un triste caso di scuola – sta inevitabilmente pregiudicando tali equilibri, con le gravissime conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Al di là delle dichiarazioni di facciata, delle petizioni di principio, delle dichiarazioni di intenti che in occasioni come queste vengono profuse in gran quantità, appare assai probabile che anche il G7 ambiente si chiuderà con un nulla di fatto. Né ci sarebbe da stupirsi visto che l’organizzatore del summit, il governo italiano, che dovrebbe svolgere un ruolo di impulso, non brilla certo per sensibilità e proattività sui temi ambientali. Anzi, nei primi 18 mesi di vita, l’esecutivo Meloni è già finito più volte sotto la scure di Bruxelles per la violazione delle normative europee sulla tutela della biodiversità e con grande probabilità subirà una nuova procedura di infrazione, in seguito alla decisione di non impugnare la legge “ammazza-orsi” della Provincia di Trento. Peraltro, è doveroso ricordare che a livello europeo l’Italia ha votato contro la “Restoration Law” che prevede proprio il recupero e il ripristino degli equilibri naturali attraverso il ripristino delle zone degradate. «Insomma – conclude Enpa – per il G7 ambiente questo non è certo un bel viatico».