28 aprile 2012 – 2024: dodici anni sono trascorsi da quel giorno che ha segnato un punto di svolta nella lotta per i diritti degli animali in Italia. Un giorno che ha visto il trionfo del coraggio e della speranza contro la crudeltà e lo sfruttamento.
Era il 28 aprile 2012 quando un gruppo di attivisti, durante un pacifico corteo contro l’allevamento Green Hill di Montichiari, in provincia di Brescia, riuscì a entrare all’interno della struttura e a liberare decine di cani beagle destinati alla sperimentazione animale. L’azione, seppur illegale, scosse le coscienze di un’intera nazione e accese i riflettori sulle terribili condizioni in cui vivevano i cani all’interno dell’allevamento. Le immagini dei cuccioli, terrorizzati e malnutriti, passati di mano in mano oltre il filo spinato, fecero il giro d’Italia e del mondo, scatenando una mobilitazione sociale senza precedenti.
LE TAPPE
Dopo anni di manifestazioni e proteste per chiedere la chiusura dell’allevamento Green Hill, a luglio 2012 alcune associazioni, tra le quali l’Ente Nazionale Protezione Animali, hanno messo in salvo 2.639 cani destinati alla sperimentazione: un’operazione senza precedenti in Italia. I cani sono stati affidati a famiglie.
Da qui parte una lunghissima vicenda giudiziaria, in primis contro l’allevamento, che porterà a una svolta storica fondamentale per tutelare gli animali destinati alla vivisezione. Il 29 marzo 2014 entra in vigore il nuovo Decreto Legislativo n. 26/2014 sulla sperimentazione animale. Anche se, purtroppo, non si tratta della fine della vivisezione, grazie a questa legge non è più possibile allevare cani, gatti e primati “da laboratorio” in Italia. Green Hill non potrà riaprire la sua fabbrica di beagle. L’allevamento verrà successivamente condannato anche in Corte di Appello e Cassazione. Il 23 gennaio 2015 Green Hill è stato condannato in primo grado e il 23 febbraio 2016 anche in Corte d’Appello.
Arriviamo al 4 Marzo 2020, quando la Corte d’Appello di Brescia assolve tutti gli attivisti che il 28 aprile 2012 liberarono i beagle.
«Le vicende giudiziarie di Green Hill – afferma Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – devono essere un monito per tutte le realtà che lucrano sulla pelle degli animali, non soltanto quelle legate alla sperimentazione animale. Purtroppo niente può cancellare il dolore e la sofferenza patite dalle migliaia di animali che hanno avuto la sfortuna di nascere, crescere e morire nella struttura degli orrori».