Queste sono le ultime ore di vita per migliaia di agnelli destinati a finire nel piatto di molti italiani in occasione delle festività pasquali. Alcuni di loro hanno fatto migliaia di chilometri, spesso in condizioni inaccettabili e contro ogni regolamentazione, solo per raggiungere i macelli. Lo scorso anno sono stati uccisi 1.729.491 agnelli, e solo tra Natale e Pasqua oltre un milione.
“La Pasqua – afferma Carla Rocchi- Presidente nazionale Enpa – dovrebbe essere l’occasione per dire basta alla sofferenza invece ogni anno si trasforma in una mattanza di agnelli. Una ricorrenza che dovrebbe significare rinascita diventa l’occasione di crudeltà e morte per migliaia di cuccioli strappati subito alle loro mamme, per finire sui nostri piatti e onorare la cosiddetta tradizione. Cuccioli che probabilmente hanno affrontato ore infinite di viaggio, spesso in condizioni inaccettabili, solo per raggiungere il macello più vicino. Piangono tutto il tempo, fino all’ultimo respiro che emettono negli atroci luoghi di sangue e sofferenza che sono i mattatoi. E dire che anche la Chiesa Cattolica negli ultimi anni ha scoraggiato questa barbara usanza. Quest’anno siamo stati anche contattati da parroci sensibili che ci hanno chiesto materiale informativo per diffondere meglio il messaggio che non ha senso uccidere degli agnelli nella sofferenza per celebrare la Pasqua.
La legge purtroppo consente questa mattanza quindi l’unica vera rivoluzione possibile è cambiare le nostre abitudini! La Protezione Animali invita tutti a fare la propria parte per fermare questa inutile sofferenza. Smettere di comprare e mangiare agnelli è una scelta di rispetto e compassione. Fondamentale educare fin da piccoli i bambini al rispetto per gli animali. Bisognerebbe iniziare dalle scuole, insegnando ai bambini da dove provengono i cibi che mangiamo e le sofferenze che si nascondono dietro la loro produzione.
“Purtroppo – conclude Carla Rocchi – la strada verso il riconoscimento della dignità di questi animali è ancora lunga. Si pensi ai trasporti, le condizioni in cui vengono fatti viaggiare. Eppure una legge ci sarebbe, basterebbe, intanto, iniziare a farla rispettare, in modo rigoroso, il Regolamento Europeo sul trasporto degli animali. Servono controlli e conseguenze certe per chi infrange le regole. La sensibilità degli italiani verso queste tematiche sta crescendo di giorno in giorno. Lo stesso periodo difficile che stiamo vivendo ci obbliga a riconsiderare le nostre abitudini, le nostre scelte. Allora iniziamo subito: diciamo no all’uccisione di milioni di agnelli e basta alle sofferenze atroci che devono sopportare. E le istituzioni non rimangano indietro ma seguano l’esigenza di un cambiamento che è già iniziato e non deve essere fermato”.