L’impegno al superamento delle energie da fonti fossili rappresenta indubbiamente un successo e un importante passo avanti rispetto all’attuale dipendenza da petrolio, carbone e gas, ma la riconversione degli attuali sistemi presenta numerose insidie per l’ambiente. «Per essere realmente sostenibili, le fonti di energia “green” devono essere realmente compatibili con l’ambiente e rispettose degli ecosistemi. Non si può pensare di “bruciare” migliaia di ettari di suolo agricolo, boschivo o forestale per fare spazio a impianti fotovoltaici o, peggio ancora, eolici. I quali, peraltro, risultano essere letali per tantissimi uccelli».
Insomma, secondo Enpa, bisogna evitare che rinnovabilità e sostenibilità diventino lo slogan dietro il quale si nasconda una nuova forma di business. Ben vengano, dunque, le “energie verdi” ma siano sfruttate con intelligenza, attraverso un’attenta programmazione e pianificazione che non sempre sono state seguite in passato. La COP 28 non ha risolto l’altro grande nodo problematico, quello degli allevamenti intensivi, che i governi di tutto il mondo sono ancora riluttanti ad affrontare con decisione. E’ ormai accertato che le fabbriche animali, oltre a sprecare immense quantità di risorse naturali e di cibo (sottratto all’alimentazione umana e destinato a quella animale) contribuiscono in misura considerevole al riscaldamento globale: il 20% di tutti i gas serra rilasciati in atmosfera sono prodotti proprio dagli allevamenti.
«Caduto il tabù del petrolio, quello delle fabbriche animali continua ancora a resistere nonostante le crescenti e dettagliate evidenze che vengono portate dal mondo scientifico con sempre maggiore frequenza. Gli allevamenti – prosegue l’associazione animalista – sono l’altra faccia del global warming. E’ illusorio pensare di poter invertire la rotta senza affrontare in modo serio e convinto anche questo tema. Se non iniziamo finalmente a lavorare con grande energia per un nuovo modello di agricoltura, realmente sostenibile e cruelty free, quella contro il riscaldamento globale rischia di essere una battaglia contro i mulini a vento».