Sentenza orsa KJ2, Enpa: “Non entra nel merito della questione. Necessario interdire l’accesso alle cose con presenza di femmine con cuccioli”

“Quella dell’orsa KJ2 è una sentenza che ci colpisce dolorosamente. Si mette una pietra tombale sull'uccisione di una madre che difendeva i propri piccoli con una sentenza che, ancora una volta, non entra nel merito della questione”. Così Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa commentando le motivazioni della sentenza di assoluzione dell'ex presidente della provincia Ugo Rossi dello scorso 11 maggio. 

Le femmine di orso durante l'allevamento della prole affrontano il periodo più faticoso e stressante: i cuccioli sono sempre esposti al rischio di venir uccisi da parte dei maschi adulti, per indurle nuovamente all'accoppiamento. Per difenderli, sono costrette a  nascondersi nei luoghi più inospitali e poveri di cibo – quindi meno frequentati dai possenti maschi adulti – e trascorrono questi anni sempre in uno stato di forte allarme. “Rispettare le zone di accudimento dei cuccioli – continua Carla Rocchi – significa eliminare i maggiori motivi di possibile conflitto fra persone e animali. Per questo, come Enpa abbiamo più volte chiesto che venisse attuata come prassi l'interdizione delle zone in cui sono presenti femmine di orso accompagnate dai cuccioli: finché non si arriverà a questa scelta d'elezione, anzi l'unica scelta obbligata, chi gestisce il progetto di reintroduzione dell'Ursus arctos saprà di non aver fatto fino in fondo il proprio dovere. Interdire all'accesso le zone con presenza di femmine con cuccioli significa tutelare sia gli orsi che i cittadini: per questo lo chiediamo nuovamente e lo chiederemo sempre. Finché non si prenderanno questi provvedimenti supportati anche dal mondo della scienza e dall'esperienza dei territori che non hanno mai perso l'abitudine alla presenza ursina, dovremo investire energie, competenze e passioni in conflitti, invece che utilizzarle per migliorare la coesistenza fra uomo e grandi carnivori”.

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