Ucraina e animali. L’impegno di Enpa sul campo e in Italia. Il punto della situazione.

In base alle stime che arrivano dai volontari ucraini sono ancora circa 10 mila i cani e i gatti presenti in Ucraina. Una stima che include sia le migliaia di cani presenti nei rifugi, sia quelli randagi che i pet abbandonati.

Uscire dall’Ucraina
Le modalità di uscita dei pet dall’Ucraina varia in base al confine che si attraversa. La Polonia è quella dove i controlli sono più accurati. Gli animali provvisti di microchip e documenti entrano senza problemi, gli altri devono essere messi in regola, ci sono molti veterinari al confine che stanno facendo proprio questo, e poi devono rimanere in quarantena per 21 giorni. Anche i pet che passano dall’Ungheria devono essere provvisti di documenti e microchip altrimenti vanno incontro ad un periodo obbligatorio di quarantena. Differente è invece la situazione per i pet che passano da Slovacchia e Romania dove attualmente non è prevista alcuna quarantena.

Entrare in Italia. Chi può farlo e quali sono le procedure?
Attualmente è consentito l’arrivo in Italia solo ed esclusivamente ad animali che accompagnano i profughi e che siano dotati di microchip. Chi porta o ospita un animale dall’Ucraina, in base alle ultime linee guida del Ministero della Salute, deve necessariamente e tempestivamente informare la Asl di competenza della presenza dell’animale.. I veterinari Asl effettuano quindi il controllo dei documenti e determinano il periodo di quarantena necessaria. Nel caso in cui gli animali arrivati dall’Ucraina sono vaccinati da più di un mese, viene effettuata la titolazione anticorpale della rabbia e l’animale deve rimanere in osservazione sanitaria per tre mesi prima di poter essere adottato o di potersi ricongiungere al suo proprietario. Nel caso in cui gli animali non sono vaccinati da più di un mese devono essere vaccinati, effettuare la titolazione anticorpale della rabbia e rimanere in osservazione sanitaria per sei mesi. Si tratta di una procedura sanitaria volta a scongiurare la diffusione della rabbia. In Ucraina, in base agli ultimi dati comunicati, risultano 200 casi di rabbia. 

Quadro generale
Le prime difficoltà dopo lo scoppio della guerra e l’arrivo dei profughi con i loro animali sono state legate alla ricerca di un alloggio che accettasse anche i pet. Per fortuna, grazie anche all’informazione dei media e alla sensibilità dei proprietari delle strutture di accoglienza, è stato presto superato. Nelle successive settimane è emerso il grande problema degli animali rimasti indietro. Molti profughi fuggendo non sono riusciti a portare il proprio pet con sé e si sono rivolti alle associazioni per aiutarli a recuperarli. Altri pet sono stati abbandonati e non reclamati da nessuno ma, per loro fortuna, sono stati recuperati dai volontari ucraini che li hanno cercati casa per casa. Enpa ha aiutato diverse associazioni locali partner e ha riportato in Italia 43 cani e 7 gatti rimasti in Ucraina, tutti provvisti di passaporto, libretto sanitario e microchip. C’è poi chi per non lasciare i propri animali è rimasto bloccato in Ucraina. Enpa ha ricevuto la richiesta di aiuto di Lyuba, una allevatrice che non ha voluto abbandonare i suoi 19 cani. L’Ente ha quindi organizzato una missione per recuperare lei, i suoi 19 cani e tutte le sue cose e portarla in salvo in Italia. Attualmente nel nostro Paese sono arrivati circa 300 animali ucraini attraverso le varie associazioni e volontari. Enpa ha portato in Italia 75 pet (62 cani e 13 gatti) e ne ha ospitati altri 12 arrivati per conto proprio. 

 
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