Monika, Hanna, Muha, Dasha, Luntik, Rudi, Smurf, Nona, Linda, Knopa, Mimi, Chloe, Luna, Rich, Vita, Chita, Lola, Bobo e Eva. Sono solo alcuni dei nomi dei 43 cani e 7 gatti prelevati dall’Ente Nazionale Protezione Animali al confine con l’Ucraina e arrivati dopo un viaggio lungo e complicato ieri pomeriggio a Milano. Hanno tutti un microchip, un passaporto e un libretto sanitario che, oltre a raccontare la loro storia sanitaria, parla delle loro famiglie e della loro vita prima della guerra. Una vita fatta di semplicità, di coccole, di ciotole di acqua, di cibo, di visite dal veterinario per fare i vaccini, di passeggiate all’aperto per fare i bisogni. Una vita normale che ora non esiste più, cancellata dall’orrore di questa guerra. Loro non sono tra i fortunati che abbiamo visto nelle tante foto circolate in questo mese, fuggiti con ogni mezzo di fortuna insieme ai loro proprietari. Loro sono rimasti lì, alcuni lasciati soli nelle case, ormai abbandonate, alla mercé dei bombardamenti, altri sono rimasti vicino alle abitazioni. La loro fortuna, però, è stata incontrare i volontari di Kiev che nonostante il coprifuoco e i bombardamenti sono riusciti, uno per uno, a recuperare cani e gatti chippati rimasti indietro. I volontari hanno poi contattato L’Enpa che ha organizzato una missione di recupero per portare i cani in Italia alla quale si è unito anche Luciano, veterinario di Rovigo con i suoi collaboratori per prestare soccorso durante il viaggio. Una traversata lunghissima, durata tantissime ore anche a causa degli innumerevoli check point e controlli che la spedizione ha dovuto passare. I cani hanno bevuto più di 50 litri d’acqua e sono arrivati ieri pomeriggio in Italia, a Milano, stanchi ma in salute. Nonostante la comprensibile paura e preoccupazione si sono mostrati socievoli e sono stati ospitati da diverse strutture: Enpa di Monza, Enpa di Val Della Torre, l’Asilo del cane Rifugio Palazzolo milanese, Uai Milano e Vita da Cani onlus. Ora seguiranno tutti l’iter di osservazione sanitaria previsto dalla legge con relativa quarantena e, quando sarà possibile, per loro cercheremo una buona adozione, un nuovo inizio con una famiglia amorevole.“Purtroppo ci sono anche i pet rimasti indietro – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa – per loro Enpa c’è e continuerà ad esserci. Stiamo lavorando per dare il nostro contributo in questa terribile emergenza muovendoci su più fronti: dall’invio di aiuti concreti, all’accoglienza degli animali provenienti dall’Ucraina, ad operazioni di concerto con le istituzioni.Ora è il momento del fare e serve il contributo di tutti. In questo senso abbiamo scritto anche insieme alla Federazione di cui Enpa fa parte al Ministro Speranza chiedendo di modificare la nota del Ministero che vieta di portare in Italia cani e gatti randagi ucraini che sappiamo essere tanti”.