L’11 febbraio 1992 il Parlamento approvava la Legge sulla tutela della fauna selvatica e la disciplina della caccia oggi, a distanza di 30 anni, la legge rappresenterebbe un valido strumento di difesa per tutelare il patrimonio indisponibile dello Stato se solo venisse applicata puntualmente. Purtroppo ogni giorno l’Ente Nazionale Protezione Animali riscontra gravi esempi di non applicazione come la mancanza di piani faunistici venatori che le regioni dovrebbero rinnovare ogni 5 anni e la cui assenza rende illegittimo l'esercizio della caccia. E ancora la mancata istituzione della protezione dei valichi montani interessati dalle rotte di migrazione per impedire il nomadismo venatorio, cioè l'andare sparando ovunque delle doppiette.
“Vogliamo cogliere questo speciale anniversario – afferma Annamaria Procacci, Consigliera nazionale Enpa e che fu legislatore della legge – per chiedere che la legge 157/1992, che ricordiamo non è la legge “sulla caccia” bensì sulla tutela della fauna, patrimonio indisponibile dello Stato (art.1), venga applicata puntualmente.Trentasette articoli di un testo complesso e di forte cambiamento che ha introdotto un secco NO alla caccia primaverile, a l'uccellagione dei privati, al nomadismo venatorio, alle fiere degli uccelli, a polenta e osei, al tiro al piccione e alla caccia sui valichi montani. Una legge che ha chiarito le regole per chi esercita la caccia che non rappresenta un diritto bensì una concessione. Una legge che ha recepito la Direttiva europea Uccelli e le convenzioni internazionali e dichiarato Lupo, Orso, Rapaci e tante altre specie come particolarmente protette, sottolineato l'importanza dei metodi ecologici per il controllo della fauna, definito il legame cacciatore-territorio e garantito la protezione di tutte le specie di mammiferi e uccelli viventi sul territorio nazionale. Quello che oggi è davvero necessario – conclude Annamaria Procacci – è affrontare con nuovi strumenti il bracconaggio, vera piaga del nostro Paese, attraverso un sistema sanzionatorio molto più rigido. Il bracconiere è un ladro del patrimonio dello Stato”.