La vita di una pecora è già di per sé segnata dalla crudeltà: se maschio verrà destinato nei primi mesi di vita alla macellazione (spesso, per motivi pseudo religiosi senza lo stordimento preventivo), se femmina sarà destinata alla riproduzione di altri agnelli, alla mungitura incessante e alla produzione della lana, ma arriverà poi inesorabile anche per lei l'avvio al macello. Ma ancor più sfortunata è la sorte dei gemelli: il pastore tiene quello più vitale e abbandona l'altro al suo destino.
La scorsa settimana un gregge di pecore di passaggio sui terreni dell'alta Brianza ha lasciato dietro di sé non uno ma due agnellini, bagnati e al freddo. Sono stati visti e raccolti da un ragazzo che li ha caricati in macchina e ha cercato per alcune ore inutilmente dei veterinari che se ne potessero occupare, lanciando nel frattempo il proprio appello in rete.
L'appello è stato raccolto da Silvia P., referente all'Enpa di Monza del gruppo di volontari che si occupa di erbivori, la quale ha immediatamente indirizzato il ragazzo nel posto giusto, la clinica veterinaria Valcurone di Missaglia (Lecco), attrezzata anche per la cura di animali diversi da cani e gatti. I veterinari della clinica hanno preso in consegna i due agnelli, li hanno immediatamente riscaldati e nutriti, dando loro tutte le cure occorrenti. Nonostante ciò uno dei due agnelli, un maschietto tutto nero, non ce l'ha fatta. La sorellina ha invece reagito alle cure e, alimentata con latte di capra ogni due ore, si è velocemente ripresa.
Dopo alcuni giorni, passato il periodo più rischioso, l'agnellina è stata presa in consegna dall'Enpa e portata al rifugio di Monza. Chiamata Silvì, in onore della sua salvatrice, l'agnellina può ora contare su un rifugio al calduccio e sulla buona volontà di presidente e volontari che, armati di biberon, si alternano indefessamente per non farle mancare le poppate ogni 2-3 ore.