Caccia. Ancora un morto, ancora un giovanissimo. Enpa: responsabilità politica del governo e di chi non vuole silenziare le “doppiette”. Si chiuda subito la stagione venatoria

«La responsabilità politica e morale di questa nuova morte di caccia, l'ennesima, ricade chi non ha raccolto l'appello alla chiusura della stagione venatoria, che abbiamo lanciato dopo la morte di Nathan Labolani». Lo dichiara Annamaria Procacci, responsabile fauna selvatica Enpa, commentando la morte di un giovane, appena 20enne, ucciso oggi durante una battuta di caccia al cinghiale nel Reatino. «La vicenda di questo ragazzo ricorda drammaticamente quella del 19enne ucciso ad Apricale, nell'Imperiese, avvenuta venti giorni fa. Ebbene – prosegue Procacci – oggi possiamo dire che quella morte è stata del tutto inutile perché non è servita ad evitare un'altra tragedia. Se il Governo e il Ministro dell'Interno, che hanno tanto a cuore la sicurezza e l'incolumità degli italiani, ci avessero dato ascolto e avessero fermato la stagione venatoria oggi non ci troveremmo a piangere un'altra vittima. Un ragazzo poco più che adolescente avrebbe dovuto prepararsi alla vita, e invece è stato ucciso da una fucilata per una battuta di caccia».
 
E' inaccettabile che in Italia si continui a morire per i "capricci" delle doppiette alle quali viene ancora concesso di uccidere per "divertimento". L'esecutivo di un forte segno di discontniuità e di responsabilità e faccia l'unica cosa sensata: costringa finalmente i cacciatori ad appendere al chiodo i loro fucili.
 

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