Animali. Lanciò il gatto del vicino dal quinto piano, rinviato a giudizio. Enpa è parte civile: se imputato è colpevole, tener conto di comportamenti che destano preoccupazione e allarme sociale

Avrebbe ucciso il gatto del suo vinico lanciandolo dalla finestra del proprio appartamento, al quinto piano di un condominio di Terni. Per questo, un 43enne di Terni, A.P., è stato rinviato a giudizio con l’accusa di uccisione di animali. Lo rende noto l’Ente Nazionale Protezione Animali si è costituito parte civile nel giudizio. Il povero animale, secondo quanto riferito dallo stesso imputato, sarebbe stato ucciso perché l’uomo non sopportava che il felino, girovagando per l’edificio, passeggiasse sul balcone del proprio appartamento. Come se ciò non bastasse, l’animalicida avrebbe anche minacciato di morte il suo vicino, dicendogli che gli avrebbe fatto fare la stessa fine del suo gatto. Insomma, la posizione del 43enne si presenta già da ora piuttosto compromessa.
 
«Restiamo in attesa che il giudizio con rito abbreviato chiarisca le responsabilità dell’imputato. Tuttavia – precisa l’avvocato dell’Enpa, Claudia Ricci – uccidere per rabbia e minacciare di morte sono comportamenti che denotano una preoccupante mancanza di consapevolezza da parte chi li pone in atto. Essi dimostrano infatti che il loro autore non è in grado di valutare le effettive e reali conseguenze delittuose delle proprie azioni. In altri termini: non ci sarebbe percezione dell’evento-morte. Per questo si auspica che nell’eventuale sentenza di condanna si tenga conto di comportamenti dell’imputato che destano preoccupazione e allarme sociale».

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