Centro recupero selvatici in Liguria, il progetto entra nel vivo con il crowdfunding. Dopo il disastro “Polcevera” Enpa brucia le tappe

In Liguria, regione ricchissima di biodiversità, stretta tra mare e monti, non esiste un Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS). Ciò significa che gli animali feriti o in difficoltà sono condannati a restare senza alcun aiuto, con grave pericolo per la loro sopravvivenza e per l'incolumità delle persone. Per questo, l'Ente Nazionale Protezione Animali, grazie al supporto del Comune di Campomorone (Genova), che ha messo a disposizione dei volontari un ettaro di terreno e un vecchio edificio scolastico da ristrutturare, ha iniziato i lavori tesi alla realizzazione del Centro. I primi interventi di adeguamento della struttura sono già cominciati, tuttavia l'emergenza del Polcevera, con le decine gli animali soccorsi sul posto, ha spinto l'Enpa a bruciare le tappe con una campagna di crowdfunding. L'obiettivo dei volontari è quello di ottimizzare il reperimento delle risorse, rendendo operativa la struttura e dando così il via al trasferimento degli animali.

I lavori sono a buon punto, ma molto resta ancora da fare. Il Cras di Camporone, infatti, è un progetto complesso e articolato che prevede, oltre alla ristrutturazione del vecchio complesso scolastico, ormai in dirittura d'arrivo, la risistemazione degli spazi esterni con la realizzazione di voliere, di recinti per gli ungulati, di aree per ricci e tartarughe, e, più in generale, di spazi progettati e disegnati in funzione delle necessità etologiche delle specie che andranno ad ospitare.

«La situazione di grave emergenza nella quale ci troviamo da anni ci ha spinto ad adottare un approccio modulare, completando via via singole zone della struttura e rendendole immediatamente operative per gli animali. Per portare a compimento i lavori dei diversi moduli abbiamo bisogno della più ampia cooperazione possibile», spiega Massimo Pigoni, vicepresidente di Enpa e responsabile della Protezione Animali genovese. «Abbiamo quindi deciso di puntare sul crowdfunding perché è molto più di uno strumento finanziario; è, soprattutto, un canale partecipativo. Infatti, vorremmo che chiunque contribuisse alla realizzazione del CRAS lo sentisse in parte suo e che esso fosse considerato come patrimonio di tutta la collettività. Anche questo è un modo per sensibilizzare al rispetto e alla tutela degli animali. Di tutti gli animali».

Tutti i dettagli sono disponibili qui: http://urlin.it/14160e

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