Orsi, le associazioni trentine: no alla licenza di uccidere

Pubblichiamo di seguito un comunicato stampa sulla questione orsi, firmato da Enpa, Flama d'Anaunia, Guardie per l'Ambiente Trentino AltoAdige, LAC Trentino Alto Adige/Südtirol, LIPU- Sergio Merz, OIPA Trento, PAN-EPPAA, Comitato per l'orso Trentino AltoAdige/Südtirol

Solo pochi giorni fa abbiamo espresso il più fermo contrasto alla norma di attuazione dello Statuto di Autonomia in materia di gestione della fauna selvatica approvata il 3 febbraio 2016 e condiviso la richiesta presentata al Presidente della Repubblica Mattarella di non confermare tali norme pericolose per uomini, ambiente e animali.

Gli unici animali protetti in Trentino Alto Adige/ Südtirol sono quelli impagliati dei musei di scienze naturali. L’orso non si è mai estinto in Trentino ed è prezioso per il mantenimento di un sano ecosistema. Nelle nostre valli, l’insano egoismo di una consorteria interessata, gestito dai cacciatori, ha interesse a far fallire “Life Ursus”, a posteriori, importante progetto di respiro europeo, e a far sì che non si scopra che loro stessi sono responsabili dell’introduzione dei cinghiali e altri animali, estranei alla fauna alpina, per il loro sanguinario divertimento, considerando la fauna selvatica “Cosa Nostra”.

I nostri amministratori hanno regalato alla potente lobby venatoria una “Licenza di uccidere” priva di qualunque regola. Licenza di uccidere che comprenderà anche gli orsi e altre specie protette. Motivazioni scientifiche per la caccia non ce ne sono. Chi si propone di rimediare al danno è, in realtà, lo stesso soggetto causa del danno.

Agli amministratori trentini, per avere una sfumatura verde, è sufficiente aggiungere una spolverata di “eco” e “green” ai termini usati e perfino la caccia riceve una patente verde! La proposta, presentata dalle Funivie Pinzolo, per la realizzazione della pista “Plaza”, sarà contrabbandata come mobilità alternativa e diventerà perfino ecocompatibile … un vero ossimoro! Senza contare che gli inevitabili conti in rosso di questo tipo di turismo ormai in declino saranno ripianati, ancora una volta, con denaro pubblico.

E’ di pochi giorni fa la notizia «Signor orso, non venire a farmi visita» di un allevatore preoccupato della sorte propria e delle sue capre, che afferma di vivere in perenne stato di ansia in attesa dell’attacco di un orso. Ovviamente, immagino che egli sia vegetariano e che i suoi capretti muoiano di vecchiaia dopo una lunga e serena vita. Come mai l’allevatore, e con lui molti altri residenti in provincia, non conosce le norme cui attenersi e gli strumenti da utilizzare, per evitare visite sgradite di orsi, lupi (o cani rinselvatichiti come più probabile)? A questo punto, a un ventennio dagli esordi di “Life Ursus”, ormai anche i sassi dovrebbero conoscere a perfezione tali raccomandazioni! Invece ogni primavera … siamo all’anno zero!

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