Referendum trivelle, la società civile scrive al presidente Mattarella: “Non firmi il provvedimento che fissa la data del 17 aprile”

“Chiedere al Governo di rivedere il provvedimento in favore di un election day che accorpi il voto alla prossima tornata elettorale delle amministrative e non firmare la deliberazione governativa che istituisce la data del 17 aprile per il voto referendario”. E’ la richiesta rivolta a Sergio Mattarella da associazioni ambientaliste, sociali e studentesche, organizzazioni sindacali, comitati e testate giornalistiche che hanno scritto oggi al presidente della Repubblica in merito alla data fissata ieri dal Governo per il referendum popolare sulle trivellazioni in mare.

Nella lettera inviata al presidente Mattarella, i firmatari ribadiscono le ragioni a sostegno della necessità di un election day che accorpi il referendum alle prossime elezioni amministrative: una “richiesta avanzata da Regioni, parlamentari, associazioni ambientaliste, comitati e rappresentanti della società civile” e ignorata dal Governo, nonostante fosse “un’opzione perseguibile in tempi brevi, adottando lo strumento del decreto legge”.

“Il motivo primo per cui avanziamo tale richiesta – si legge nella lettera al presidente della Repubblica – è per favorire e salvaguardare la democrazia e la partecipazione, che dovrebbero caratterizzare un voto popolare, quale quello di un referendum abrogativo, per di più su un tema così importante che riguarda la tutela dell’ambiente e lo sviluppo energetico ed economico del nostro Paese. Stabilire di andare al voto in tempi così ravvicinati di certo non permetterebbe di condurre un’adeguata campagna referendaria e di conseguenza non consentirebbe che gli elettori siano adeguatamente informati sul referendum”.

 “La decisione del Governo, inoltre, non tiene conto di ulteriori due elementi oggettivamente importanti” prosegue l’appello a Sergio Mattarella. Il primo è di carattere economico: “l'election day è fondamentale al fine di risparmiare una cifra stimabile tra i 350 e i 400 milioni di euro, un quantitativo di denaro pubblico enorme, che potrebbe altrimenti essere impiegato per meglio garantire diritti essenziali alla popolazione italiana”.

Facebook
Twitter
LinkedIn