Incidenti Stradali. Coldiretti “scagiona” i selvatici: eventi mortali pari allo 0,003% del totale. Enpa: dal 2007 ad oggi circa mille le vittime della caccia

Il "peso" degli eventi mortali causati dalla fauna selvatica sul totale degli incidenti mortali verificatisi nel 2014 è pari allo 0,003%, una percentuale del tutto trascurabile. E' quanto emerge da dati diffusi oggi dall'associazione di categoria degli agricoltori, Coldiretti, che, citata da fonti di stampa, parla di 11 eventi mortali causati da selvatici nel 2014, e 18 nei primi nove mesi del 2015, a fronte dei 3.381 decessi stradali censiti nel 2014 da Aci-Istat. Un incremento, quello di cui parla Coldiretti, che, dal punto di vista statistico, “scagiona” dunque i selvatici.

«Parlare tout courtd i incidenti "causati" dalla fauna selvatica risulta del tutto fuorviante perché – osserva Andrea Brutti, dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – nulla dice sulla dinamica dell'evento: l'autista rispettava i limiti di velocità? Guidava in modo prudente? In quali condizioni si trovava la strada? Ad ogni modo, anche prendendo per buoni i dati Coldiretti, non c'è proprio nulla che autorizzi a lanciare un allarme cinghiali o selvatici sulle nostre strade. Naturalmente , Enpa esprime cordoglio per tutte le persone coinvolte in ogni tipo di incidente».

D'altro canto Aci e Istat chiariscono che il vero pericolo non sono né i boschi né le campagne ma i nostri centri urbani dove nel 2014 si è verificato addirittura il 75,5% degli eventi; inoltre ben più allarmante dei presunti incidenti da selvatici risulta il fenomeno dei morti tra i pedoni – 578 nel 2014 – e tra i ciclisti (273).

«Lasciando da parte gli allarmismi, sarebbe veramente interessante sapere cosa pensa Coldiretti delle 27 vittime (5 morti e 22 feriti, dati Associazione Vittime della Caccia) causate da incidenti venatori tra settembre e questi primi giorni di novembre. E' sarebbe altrettanto utile avere il punto di vista dell'associazione degli agricoltori su quelle 1.000 persone che tra il 2007 e il 2015 sono rimaste ferite o uccise a causa di eventi direttamente o indirettamente collegati all'esercizio della caccia, la quale, nonostante 20 anni di fallimenti, continua ad essere proposta e ad essere presentata erroneamente come modello di gestione faunistica. Se si soffermasse su tali dati – aggiunge Brutti -, questi sì preoccupanti, magari Coldiretti prenderebbe coscienza che il vero problema per le nostre campagne non sono né i cinghiali, né i daini, né le nutrie».

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