Giostra dell’Orso a Pistoia, lettera aperta di Enpa e Oipa: no all’utilizzo di animali

«Da anni, assieme alle altre associazioni di protezione animali della nostra provincia, ci occupiamo della questione della Giostra dell’Orso, auspicando che l’utilizzo degli animali per il mero divertimento possa cessare. Consapevoli della difficoltà nello sradicare una manifestazione della cultura locale, tutt'altro che storica, ci siamo sempre impegnati perché la Giostra dell’Orso fosse portata avanti nella massima sicurezza degli animali coinvolti. Tuttavia, alla luce degli ultimi fatti che hanno portato alla morte di altri due cavalli nel 2014, ci rendiamo conto che a nulla è servito l’impegno nel tentare di instaurare un dialogo, perché la sicurezza promessa da tempo, in realtà, non è mai stata sufficiente». E' quanto scrivono le sezioni pistoiesi di Enpa e Opia in una lettera aperta con cui chiedono si ponga fine una volta per tutte all'arcaica, anacronistica e crudele tradizione della “Giostra dell'Orso” in programma ogni anno a Pistoia.

«È proprio il ripetersi degli incidenti sui cavalli, la loro morte, anno dopo anno, che oggi ci porta ad assumere una posizione di decisa opposizione verso la Giostra dell’Orso. Tale manifestazione – proseguono Oipa ed Enpa – non ha niente a che vedere con una cultura di rispetto della vita. Non c’è rispetto in ciò a cui si assiste ogni 25 luglio a Pistoia, poichè le norme sulla tutela dei cavalli, durante una manifestazione di tale natura, hanno dimostrato di non risolvere il problema e non lo hanno mai fatto né in questa né in altre manifestazioni simili».

Le due associazioni hanno inoltre manifestato al Sindaco di Pistoia, Samuele Bertinelli, la loro più ferma opposizione a qualsiasi tavolo di lavoro che abbia come oggetto un regolamento finalizzato a disciplinare la "Giostra dell'Orso" prevedendo l'utilizzo di animali. «Pistoia – concludono Enpa e Oipa – ha tanta storia per rinnovare, senza l'uso di animali, le celebrazioni di S. Jacopo e in questo ambito le associazioni potranno collaborare in linea con una cultura di rispetto della vita e quindi di civiltà».

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