Clima. Non solo traffico e fabbriche; il 20% dei gas serra prodotto dagli allevamenti. Enpa: non abbiamo un “pianeta di ricambio”, essenziale cambiare stile di vita

Tra i principali responsabili per il vertiginoso aumento delle temperature e per gli stravolgimenti climatici ci sono le nostre abitudini alimentari, con la filiera della carne messa sotto accusa dalla Fao per il rilascio in atmosfera di ingenti quantità di gas serra. Stima infatti l'organizzazione ONU che un quinto delle emissioni globali (la stessa quantità prodotta in tutto il mondo dal traffico urbano), viene generato dagli allevamenti, industriali e non. Se, ad esempio, si considera il solo metano, ogni anno dai circa 2 miliardi di bovini reclusi per diventare “polpette”, ne finiscono in atmosfera ben 100 milioni di tonnellate. Alle quali vanno aggiunte quelle dei suini e degli avicoli. Ma di questo poco o nulla si dice, nonostante il caldo “fuori scala” di queste settimane – inframezzato da trombe d'aria, “bombe d'acqua” e “alluvioni lampo” – ci ricordi la necessità di agire in fretta per bloccare il processo di autodistruzione.

«Evidentemente, il governo e gran parte della classe politica hanno a disposizione un pianeta e un'Italia di ricambio, che volentieri condivideremmo, noi animalisti, insieme con gli animali selvatici, ”da reddito”, “da affezione”, e con la biodiversità tutta, visto il caldo eccezionale e insopportabile di questa lunga stagione rovente. Solo un pianeta di ricambio – afferma all'indomani della presentazione del “piano Obama” Annamaria Procacci, consigliere nazionale di Enpa – potrebbe spiegare il silenzio delle istituzioni sulle vere cause, sulle conseguenze e sulle proposte realmente efficaci per contrastare gli stravolgimenti climatici. Perché, se non iniziamo a cambiare i nostri stili di vita, potremmo presto dire addio alla nostra Terra: senza uno stop all'industria della carne e a quel 20% di emissioni dagli allevamenti qualsiasi altra azione di contrasto rischia infatti di produrre risultati insufficienti».

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