«Non si può parlare delle cause che scatenano il surriscaldamento globale, né delle strategie per risolvere tale questione epocale se si continua ad ignorare il problema degli allevamenti intensivi e del consumo di carne, e dei loro devastanti effetti». Lo dichiara la consigliera nazionale di Enpa Annamaria Procacci, in occasione degli Stati generali sui cambiamenti climatici che si tiene oggi a Roma presso la Camera dei Deputati.
«La febbre della Terra è legata ad una molteplicità di fattori, ma il mondo politico e i cittadini dovrebbero fare i conti con gli elevatissimi costi ambientali che l'attuale modello economico e produttivo comporta e con gli stili di vita di così forte impatto che sconvolgono il pianeta. Negli allevamenti intensivi, in cui sono condannati alla sofferenza, nascosti agli occhi di tanti, gli animali destinati a finire nel piatto, si consuma infatti anche il rilascio in atmosfera di circa 100 milioni di tonnellate l'anno di metano. Le quali, insieme alle enormi quantità di anidride carbonica, sempre legata alla zootecnia, responsabile della deforestazione in atto in Amazzonia per il nutrimento dei bovini, fanno finire tutti i processi che ruotano intorno alla produzione di carne ai primi posti delle cause di surriscaldamento globale, insieme all'industria e al traffico urbano. Non si possono dimenticare, tra l'altro, le enormi quantità di cereali destinate agli allevamenti e quindi sottratte all'alimentazione umana, in un pianeta in cui almeno 800 milioni di persone soffrono la fame e molte di più sono denutrite. Chi continua a tacere sugli effetti disastrosi che il modello legato al consumo di carne comporta – prosegue Procacci – non fa un buon servizio al presente e al futuro della Terra: il modello occidentale è quello che purtroppo stanno adottando massicciamente i Paesi emergenti, Cina, India, Brasile … e la Fao ritiene che entro il 2050 il consumo di carne sarà destinato a crescere del 73% raggiungendo i 465 milioni di tonnellate annue (nel 1950 erano 45 milioni). Con quali conseguenze per la temperatura della Terra e per le condizioni di vita degli animali è facile immaginare. Chiediamo oggi un atto di coraggio, di cui la politica non può ormai fare a meno: a cominciare dal dovere di informazione nei riguardi dei cittadini, dall'indirizzare verso stili di vita più sostenibili, più sani e meno crudeli; dal progressivo smantellamento delle “fabbriche di carne” che negano elementari diritti agli animali».