Orsi. Aggressione in Trentino, l’Enpa: situazione diversa da quella di Daniza, si attendano i risultati delle indagini. No alle strumentalizzazioni

«Restiamo in attesa di acquisire tutte le informazioni necessarie a chiarire la dinamica dell'aggressione, da parte di un orso, subita da una persona che stava correndo ai margini di un bosco vicino a Trento. Un orso non attacca senza un motivo, ed è importante capire quali sia stata la causa scatenante, anche se involontaria. E' dunque necessario avere a disposizione elementi certi per affrontare questa situazione con l'obiettivo di tutelare la vita dell'animale e di prevenire al contempo il ripetersi di fatti del genere» .Questo il commento l'Ente Nazionale Protezione Animali su una vicenda per la quale già si intravedono alcuni tentativi di strumentalizzazione.

«Dalle dichiarazioni a caldo pronunciate dal presidente della Provincia traspare con tutta evidenza il tentativo, pretestuoso e fuorviante, di stabilire un nesso tra la triste vicenda di Daniza e quanto accaduto in questi giorni a Trento. E' il caso di ricordare, al presidente Rossi e ai rappresentanti politici e istituzionali, che il caso di Daniza è stato affrontato in modo superficiale e frettoloso – prosegue l'Enpa – senza una vera necessità anche perché ci si trovava di fronte a un comportamento del tutto naturale: quello di una mamma che reagisce, tra l'altro in maniera molto equilibrata, in difesa dei propri cuccioli, con un "falso" attacco».

Più in generale, l'Enpa, come noto, è stata sempre molto critica sul progetto LIFE perché prevedeva la reimmissione su un territorio tra l'altro fortemente antropizzato che avrebbe finito per creare non pochi problemi agli stessi plantigradi. Ma ora gli orsi ci sono e occorre pensare anche ad altre strategie di "gestione" che non comportino la reclusione a vita o l'uccisione.

L'Ente Nazionale Protezione Animali ha più volte ribadito quanto sia necessario promuovere la convivenza, sensibilizzare i cittadini, adottare i comportamenti giusti, come in parte sta avvenendo ma, oltre a questo, occorrono anche azioni globali, istituzionali. Come ad esempio implementare la sorveglianza delle zone ai margini dei centri abitati, monitorare da vicino gli esemplari, e considerare l' estrema possibilità di trasferire gli animali veramente problematici nei santuari situati in altri Paesi europei o di realizzarne uno in Italia, visto che il nostro territorio risulta esserne privo.

Facebook
Twitter
LinkedIn