L'ufficio legale dell'Enpa ha inviato una missiva con cui invita il ristoratore trevigiano finito al centro delle polemiche per l'allontanamento del prefetto, a rispettare le normative vigenti in merito all'ingresso dei pet nei pubblici esercizi. Ma secondo l'Enpa, il problema, non è soltanto di natura legale o giuridica: è – anche e soprattutto – culturale.
«Quando accaduto a Treviso ha destato particolare scalpore perché ad essere vittima di questo comportamento discriminatorio, che denota tra l'altro una profonda mancanza di buonsenso, è stato un pubblico ufficiale, al quale esprimo tutta la solidarietà dell'associazione. Tuttavia – spiega la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – non si tratta di un caso isolato: purtroppo, in Italia episodi come quello avvenuto in Veneto, sono all'ordine del giorno».
E sono il frutto di una incomprensibile resistenza culturale ad accettare il cambiamento in atto nella nostra società; un cambiamento che vede gli animali d'affezione sempre di più al centro delle nostre vite (considerando solo cani e gatti, in Italia sono in più di 14 milioni) malgrado anacronistiche restrizioni, che rappresentano una limitazione della libertà di spostamento tanto dei pet quanto delle persone. «Negli alberghi come nei ristoranti, sulle spiagge come nei pubblici esercizi, i veti sulla presenza degli animali costituiscono una scelta perdente. Di più: autolesionista. Evidentemente – prosegue Rocchi – il ristoratore trevigiano, e coloro i quali ne seguno l'esempio, ignorano che in questi anni di crisi l'unico settore in crescita è stato proprio quello di cani, gatti &Co».
D'altro canto, l'esperienza dimostra che chi ha eliminato tali incomprensibili, illogiche e immotivate restrizioni spesso ha potuto sfruttare un importante vantaggio competitivo rispetto ai propri concorrenti. «In tema di accoglienza e di ospitalità a “4 zampe” – conclude la presidente dell'Enpa – il nostro Paese continua ancora ad accusare un grave ritardo, che, con la stagione estiva ormai alle porte, diventa ancora più preoccupante. E' bene comunque sapere che tutti noi possiamo favorire il cambiamento. Contribuirvi è semplice: è sufficiente reindirizzare la propria domanda di beni e servizi verso operatori “animal friendly”.»